Penso
che ad ogni mamma capiti qualche volta di esaurire le batterie della
mammitudine.
Sono
convinta che non esista al mondo nessuna “mamma perfetta” che trovi i propri
figli SEMPRE bellissimi, buonissimi, carissimi, amorevolissimi ciccini cicciò.
E’
come se l’istinto materno in qualche modo si eclissasse per qualche istante,
puff…sparisse di colpo. Qui in Veneto (ma un po’ dappertutto) usiamo
un’espressione molto simpatica: “è finito sotto alle scarpe”, per dire di
qualcosa che si abbassa di livello e raggiunge i minimi storici.
Con
Checco mi succede in un momento ben preciso.
Non
è quando si dimena sul fasciatoio come un’anguilla perché non vuole essere
cambiato.
Non
è quando, così da niente, va da suo fratello, gli dà uno spintone e lo fa
cadere.
Non
è quando ti chiede una cosa con l’insistenza di un martello pneumatico e quando
poi tu sfinita gliela dai ti dice No, non voglio.
Non
è quando gli chiedi di fare una cosa e sistematicamente ti risponde di no.
Non
è quando rifiuta quello che gli prepari da mangiare e per di più si mette a
giocare con il cibo facendo briciole ovunque e rovesciando il bicchiere di
succo.
Non
è per i capricci, che pure sono tanti e frequenti.
Queste
cose mi fanno arrabbiare, mi fanno perdere la pazienza, mi fanno spesso urlare,
ma le posso gestire.
Il
mio istinto materno nei confronti del mio bellissimo primogenito si dissolve
nel momento della messa a letto.
E
sì che da buona allieva di Tata Lucia seguo il seguente schema:
bagno
prima di cena
cena
dopo
cena il più possibile tranquillo, un po’ di televisione e un po’ di lettura
preghierine
a
letto ore 20.30
E
qui comincia la catastrofe.
Mentre
il piccolo, pacioccone Paio si agita nel suo lettino per cinque minuti cinque
per poi entrare in stato semi comatoso per le successive 10 ore, Checco NO.
Checco prima di addormentarsi ci mette se va bene mezz’ora, in media 40 minuti,
nei casi peggiori più di un’ora. Poi per carità anche lui dorme tutta la notte
ma ogni sera è un’odissea. Resa ancora più tragica dal fatto che mi vuole lì
con lui, seduta accanto o addirittura sdraiata vicino per tutto il tempo…
Prima
c’è la fase iperattiva: si mette seduto, si sdraia, coperte sì, coperte no,
calci al muro, pugni al muro, gioco delle ombre, pancia in giù, pancia in su,
di fianco, piede fuori dalle coperte, testa giù dal cuscino.
Poi
si calma, ma non è ancora finita. Lui è lì tranquillo nel suo letto, ma NON
DORME! Occhi spalancati! Ogni tanto mi frega, penso sia giunta l’ora, inizia ad
abbassare le palpebre…ma no! Di nuovo occhi spalancati.
Prima
gli canto la ninna nanna, poi sto lì, zitta zitta, gli tengo la mano… ma ogni
minuto mi sembra duri un millennio. E sto buona, calma, serafica, non mi piace
arrabbiarmi prima della nanna, ma dentro di me ribollisco come una pentola di
fagioli e qualche volta sbotto pure.
E
poi sto benedetto ciuccio (lo so è un po’ grandino, ma che ce voi fa’)… Giuro,
non sopporto, ma proprio mi fa toccare i vertici del nervoso, tanto da essere
costretta a tapparmi le orecchie, quel rumore fastidiosissimo che produce
ciucciando (“paciolare”, si dice in dialetto…).
Così,
tutte le sante sere.
E
Dio non voglia che in televisione diano qualcosa che mi piacerebbe proprio
vedere…la bestia aziona i sensori e ci mette ancora di più!
Sogno
il giorno in cui accompagnerò amorevolmente i pargoli in cameretta, rimboccherò
loro le coperte, un libro, una preghiera, un bacio ad entrambi e poi…piano
piano me ne andrò, chiuderò dolcemente la porta lasciandoli sereni tra le
braccia di Morfeo mentre io mi fionderò sul divano insieme a Maschio Alfa a
vedere LOST e mangiare cioccolata!
Per
il momento ogni sera, presa dal vortice di bile che mi rode il fegato,
pontifico Basta, io non lo addormentò più, da domani a letto col padre! Oppure:
Basta! Domani vado in farmacia e gli prendo il Melamil, lo drogo per la
miseria. Per ritrovarmi la sera dopo ancora io, la mamma, senza Melamil per il
bimbo, ma con un Maalox in bocca.
Sarà
l’istinto materno che rifà capolino…