Sì, stanno crescendo…
Ieri pomeriggio ero fuori in giardino con i
bambini, quando vediamo passare in strada alcuni bambini stranieri che vivono
nella nostra via. Uno di questi, un bellissimo bambino africano di nome Benazel
(o Ebenazel, o Venazel, devo ancora capire), va a scuola con Checco. Appena lo
vede Checco gli corre incontro. “Ciao Benazel! Dai, vieni a casa mia, guarda,
questo è il mio giardino, dai entra! Dai mamma, vai a dirgli che può venire!”.
Superata la diffidenza iniziale dopo un po’ il nostro prato ospitava lui, suo
fratello, sua sorella e un’altra bambina indiana così bella che tempo 5-6 anni
farà strage di cuori. E mentre Maschio Alfa rimaneva a bocca aperta davanti al
perfetto italiano di questi bambini che manco i suoi alunni di quinta, Checco,
da perfetto padrone di casa, offriva loro crackers e caramelle, tirava fuori i
suoi giocattoli e i suoi libri, e raccomandava di togliersi le scarpe prima di
entrare in cucina.
Ed io che tanto temevo la sua timidezza e la sua
poca socialità ho dovuto ricredermi. Ero così contenta che continuavo a
dirglielo “La mamma è molto orgogliosa di te!” E lui, in tutta risposta “Io
sono molto orgoglioso di Benezel” (Sì, gli devo spiegare il significato di
“orgoglioso”…)
E poi
accadono piccoli episodi come quello di stamattina che io ero in bagno a
truccarmi e i bambini in cucina. Sento il Paio che starnutisce e Checco:
“Fabio, hai la caccola! Aspetta che ti pulisco io!” E, davvero, piccolo, ha
preso uno scottex e ha pulito il naso moccioloso del fratellino…
O la settimana scorsa che una notte il Paio si è
svegliato e lui, probabilmente svegliato anch’egli dai richiami del fratello,
si è alzato, ha raccolto il ciuccio per terra e gliel’ha dato. E poi entrambi
si sono riaddormentati senza che papà e mamma si accorgessero di nulla.
(l’episodio ci è stato raccontato la mattina successiva dallo stesso Checco, e
non ho ragione di dubitare di lui).
Beh, poi c’è il Paio. Che da poco ha raggiunto i
terrible two. Che questi terrible two nel caso suo sono veramente, ma veramente
terrible. Che fa capricci strada, si butta per terra, urla e agita le gambe
come un indemoniato. Che se gli prende un attacco di nervi è capace di
scagliare a terra qualsiasi cosa che gli capiti sotto tiro, compresi piatti e
bicchieri.
Ma che sta crescendo anche lui alla velocità
della luce.
Ha imparato a cantare per esempio. E lo fa senza
timore, anche davanti ad un pubblico. I suoi cavalli di battaglia sono “Tanti
auguri a te”, “Ciao amore”, “Il pistolero” (Zecchino d’oro 2005) e quella
dell’arca di Noè, di cui non ricordo il titolo ma ci siamo capiti (Ci sono due
coccodrilli, ed un orangutango…).
E ha imparato a fare il ruffiano. Se lo sgrido, o
alzo un attimo la voce, lui subito si avvicina con un “Cusa, mamma” e una faccina contrita davanti alla quale ogni
incazzatura si dissolve. Che poi il bello è che me lo dice anche quando magari
impreco contro un vasetto di marmellata che non riesco ad aprire; “Cusa, mamma”, lo stronzetto…
E adora le storie, farsele leggere, raccontare, e
raccontarle lui stesso. “Leggi, mamma”,
mi dice avvicinandosi con un libro in mano. Come si fa a dirgli di no? Così ci
sediamo sul divano e inizio a leggere, ma non faccio in tempo ad arrivare alla
fine della prima pagina che lui deve commentare e mi deve raccontare cosa
succede dopo, oppure sente il bisogno impellente di dirmi che Nemo ha paura del
motoscafo.
Ecco, poi se le danno tutti e due di santa
ragione, sono due maneschi allucinanti, litigano per ogni cavolata, delle volte
mi fanno talmente perdere la pazienza che li mollerei lì per scappare a New
York, ma stanno crescendo insieme, fratello grande e fratello piccolo, e li amo
da morire.