La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
Ho modificato la grafica del blog. Quella sullo sfondo è l'incasinatissima libreria di casa Piselloni...
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venerdì 21 marzo 2014

TRE



Buongiorno Trippone!
Lo sai che oggi è il tuo compleanno, vero?
Sicuramente ti sveglierai con il tuo solito ottimo umore, cantando ancora prima di aprire gli occhi. E poi mi farai la domanda fatidica: “Oggi io COSA vado?”. Appena ti risponderò “A scuola!” il tuo umore cambierà in meno di mezzo secondo e l’ira funesta si impossesserà di te. “No voio! No voio” con lacrime finte e urla da svegliare il quartiere.
Ma dai, sciocchino, che in realtà il nido ti piace tantissimo, e sei anche un po’ innamorato della Stefi, la tua maestra…E poi oggi devi portare la torta e tutti i bambini ti canteranno tanti auguri. Vedrai come ti divertirai!
Ti porterò io a scuola, ma prima ci fermeremo, come al solito a prendere il pane; lungo il tragitto mi racconterai un sacco di cose e canterai a squarciagola canzoni nella tua personale interpretazione della lingua inglese. E quando verrò a prenderti, all’una, so già che mi regalerai uno dei tuoi bellissimi sorrisi.
“Cos’hai mangiato oggi a scuola?” “CACCA E PIPI’”. Ed eccolo qua il furbetto che emerge! Quanto ti piace prenderci per il culo… Ma non si diceva che i bambini l’ironia non la capiscono?
Mi fai morire dal ridere quando ti dico di fare una cosa e tu fai finta di non capire e sfoderi un Eh? che di più sbruffone non c’è.
Mi fai meno ridere quando ti sgrido e in tutta risposta tu mi dai della stupida o cominci a darmi pedate sugli stinchi.
Mi fai ancora meno ridere quando ti meni con tuo fratello. Che poi lo sappiamo bene quanto sei attaccabrighe e che se Checco reagisce è perché proprio gli urti i nervi…
Ti voglio un bene dell’anima, lo sai, vero? A volte ti guardo e ti mangerei di baci da quanto sei bello e coccolone.
Buon compleanno cucciolotto. Ti prego, non crescere così in fretta…

mercoledì 19 marzo 2014

Ho letto...



Non ho più aggiornato la rubrica dei libri che ho letto. Che vergogna…
C’è un denominatore comune nelle mie ultime letture: sono stati romanzi di autori che conoscevo, e che amavo, ma che nonostante questo mi hanno deluso.
Eccoli qua:
ALTA TENSIONE
Un post anonimo su facebook che mette in dubbio la paternità di un bambino non ancora nato. Il padre del bambino che scompare nel nulla. Un duo rock in decadenza. La misteriosa morte di una ragazza. La malavita di New York.
Coben è un grandissimo autore di thriller. La sua genialità sta nel riuscire a tenere il filo della suspence talmente teso, fino all’ultima pagina, da non riuscire a chiudere il libro. Questo invece è diverso, la storia fatica a decollare, poi per carità ingrana ma resta comunque sotto tono rispetto agli altri cui ero abituata.





LA DONNA E' UN'ISOLA
Una traduttrice appena separata incapace di restare senza sesso più di due giorni. La sua amica incinta di due gemelle che le affida il suo bambino più grande leggermente disabile. La vincita alla lotteria e un viaggio insieme al bambino.
Di questa autrice avevo letto l’anno scorso Rosa candida, e mi era strapiaciuto. Avevo quindi grandissime aspettative, tutte tristemente deluse. Ci ho messo un’infinità a finirlo perché non riuscivo a capire dove si volesse andare a parare. Un libro che non è né carne né pesce, è poco verosimile, ma non è un fantasy, non è drammatico, non è “rosa”, non è un romanzo di formazione, se voleva essere una favola l’esperimento è riuscito male. La protagonista è alquanto antipatica e la trama talmente assurda che già me la sono dimenticata. In appendice si trova una raccolta di ricette islandesi citate nel romanzo: ecco, sono più interessanti quelle di tutto il resto del libro…
LA MANO
Una casa in vendita. Lo scheletro di una mano che spunta dal terreno in giardino. Le indagini, indietro di cinquant’anni. Una triste storia familiare.
Mankell è Mankell. Punto. Anche qui. La scrittura impeccabile, la trama avvincente, il meraviglioso Wallander. Il problema è che questo non è un romanzo, è più un racconto. Sono 130 pagine in cui quello di cui si sente veramente tanto la mancanza è la profondità psicologica che ha sempre contraddistinto i romanzi di Mankell, le incursioni nell’animo dei protagonisti, le riflessioni sulla vita in generale. La storia tiene, ma mi aspettavo qualcosa di più.



 
NOVEMILA GIORNI E UNA SOLA NOTTE
Ecco, questo invece è diverso. E molto bello.
E’ un romanzo epistolare, il che lo rende ancora più magico e suggestivo, per il non detto, per ciò che si può solo intuire, per il lirismo che si respira nelle lettere.
Durante la prima guerra mondiale uno studente di Chicago scrive una lettera ad un poetessa di Skye, in Scozia, per complimentarsi dopo aver letto una delle sue raccolte di poesie. Inizia così, tra David e Sue un’intensa corrispondenza che porta all’amore.
Durante la seconda guerra mondiale, dopo la misteriosa scomparsa della madre, una ragazza cerca di ricostruirne la storia partendo da un’unica lettera trovata nella sua camera, una lettera di un certo David ad una certa Sue.