Ieri pomeriggio stavo giocando insieme ai bambini
con i mattoncini di legno. Checco voleva che gli costruissi un casa ed io stavo
mettendo diligentemente i pezzi uno sopra l’altro. Lui però pretendeva di
anticipare le mie mosse e mettere il tetto quando ancora io non avevo finito la
base. “Aspetta un attimo, Checco!”, sbotto ad un certo punto.
E lui: “Aspetta, aspetta, tu dici sempre
aspetta”.
Gelo totale. Avete presente una pugnalata in
pieno petto? Ecco, penso faccia meno male di questa frase che è uscita dalla
bocca di mio figlio di nemmeno quattro anni.
All’istante i miei occhi si sono riempiti di
lacrimoni, l’ho abbracciato e gli ho chiesto scusa.
Ma porca misera se aveva ragione. E che merda mi
sono sentita.
Quanti aspetta gli ho detto in questi anni…
Aspetta, devo cucinare. Aspetta, sento che dice questo in televisione. Aspetta,
leggo questa pagina e arrivo. Aspetta, mi sto vestendo. Aspetta, sto parlando.
Certo, in più di qualche occasione il mio
“Aspetta” era giustificato. Certo i bambini devono imparare anche a portare
pazienza, ad attendere il proprio turno, a lasciare spazio anche agli altri.
Ma molte altre volte, mi rendo conto, il mio
“Aspetta” era più frutto di mancanza di voglia, di stanchezza, di indisponenza.
Perché se mi sono appena seduta sul divano e mio figlio mi chiede un bicchiere
di succo è logico che non ho nessuna voglia di alzarmi, prendere il bicchiere
dalla dispensa e il succo dal frigo. Ma lui ha sete, che colpa ne ha, e il mio
aspetta gli risulta incomprensibile.
Con questo non voglio autoaccusarmi di essere
poco presente con i miei bambini. Ma sicuramente, e adesso sì mi accuso, spesso
sono talmente presa dalle mille cose da fare, dai mille pensieri, dalle mille
incombenze che l’aspetta mi esce così, senza che me ne renda conto, senza aver
compreso veramente se la richiesta che mi viene fatta sia improrogabile o meno.
Ed ho volutamente usato il termine “improrogabile”, non “importante”, perché
dal loro punto di vista, quello dei bambini, è ovvio che la loro richiesta sia
SEMPRE importante.
Ed è questo quindi quello che mi impegno a fare,
soprattutto adesso che si avvicina l’estate ed avrò più tempo per stare con i
miei figli.
Dire “aspetta” il meno possibile, solo quando è necessario, e solo
spiegando il perché devono aspettare.
Perché il tempo dedicato a loro è sempre
prezioso, perché stanno crescendo in fretta, perché arriverà in un attimo il
momento in cui io li chiamerò e loro mi diranno “Aspetta, sto finendo la
partita”.
Ecco ...tasto dolente ... e anche i miei occhi si son riempiti di lacrime....
RispondiEliminaHai ragione, il tempo per i nostri cuccioli dovremmo sempre cercare di trovarlo, anche se è tanto, tanto difficile.
RispondiEliminaQuanto è vero...
RispondiEliminacome hai ragione, anch'io a volte dico degli "aspetta" che potrei evitare
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