Vestito
con il completino di Saetta McQueen (comprese mutandine), la borsetta a
tracolla. Sorridente, ma negli occhi una minuscola scintilla di trepidazione.
Ha
fatto di corsa il vialetto che porta all’ingresso della scuola, siamo entrati
insieme. Ci hanno portato nella sua aula, in fondo al corridoio. E’ rimasto
subito incantato dalla quantità di giochi, poi ha visto alcuni bimbi che,
seduti ad un tavolino, giocavano con la plastilina. Anche lui si è seduto, ha
preso il suo pezzo di pasta e il suo matterello e ha cominciato a giocare a
fare la pizza.
A
quel punto mi sono seduta vicino a lui, gli ho dato un bacione, l’ho salutato e
me ne sono andata. Sono stata brava, non ho versato nemmeno una lacrima…
Dopo
tre ore sono tornata a prenderlo. Mi ha visto, il suo visino si è letteralmente
illuminato. “Ti aspettavo” mi ha detto.
L’ho
portato a casa. Mi ha raccontato che ha giocato fuori, che ha mangiato i
biscotti, che ha cantato la canzone del pesciolino rosso. Che la scuola materna
gli piace.
Stessa
cosa per i giorni successivi. Arriva a scuola sorridente e torna a casa ancora
sorridente. Troppo bello per essere vero…
Domani
si fermerà anche a mangiare, fra una settimana a dormire.
Allora
penso che arriverà la crisi. Mi sto preparando…
Per me è stato liberatorio lasciarli fino al pomeriggio. Mi sono rifiutata di farlo per un pezzo, quando poi sono diventata l'ombra di una strega assetata di sangue mi sono decisa.
RispondiEliminami sono sentita in colpa ovviamente, e mi ci sento tutt'ora, ma è così bello tornare ad avere qualche ora per sé!
Sto contando i giorni che mancano a mercoledì 26...
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