La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
Ho modificato la grafica del blog. Quella sullo sfondo è l'incasinatissima libreria di casa Piselloni...
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giovedì 19 dicembre 2013

Deck the hall with boughs of holly, Fa la la la la, la la la la.



Avete presente i film natalizi, quelli americani, quelli che durante le vacanze te li becchi a tutte le ore del giorno in tutti i canali? Quelli con la trama assurda, con i miracoli che accadono il giorno di Natale, con Babbo Natale che esiste davvero? Quelli con la colonna sonora super sdolcinata, con le più classiche Christmas songs d’oltreoceano, con i cori di bambini che cantano in chiesa?

Ecco, io li adoro. E che pianti mi faccio a guardarli. Per quanto siano retorici, ed un po’ patetici, ci passerei proprio i pomeriggi acciambellata sul divano con un tazzone di cioccolata calda e tanti pop corn e una scorta di kleenex.

E poi…vogliamo parlare delle case che si vedono in questi film? Non sono così tremendamente, autenticamente, pacchianamente NATALIZIE?

Tipo questa?
immagine dal web
 O questa?
immagine dal web
Appena sposata fantasticavo sulla possibilità di decorare la mia di casa, su ghirlande, festoni, luci e alberi. Poi la realtà era diversa, pochi soldi, poco tempo, poca creatività, ma qualcosina riuscivo a fare.

Tutto questo fino al grande sconvolgimento epocale rappresentato dall’arrivo dei bambini. Che i miei devono essere nati con il gene dei distruggitori di alberi di natale. Che immancabilmente casa Piselloni si trovava il 1 dicembre con un bell’alberello decorato di palline e pupazzetti e il 6 gennaio con un alberello, punto. E mica tanto bello. Le palline? Per terra, frantumate, e MaschioAlfa che bestemmiava in turco se se le trovava sotto i piedi? Decorazioni in innocuo feltro? Divelte e sparse per la casa. Gnometti barbuti? Emigrati. Pacchettini di Natale tanto carucci comprati all’Ikea? Scartati e, scoperto che erano fatti di polistirolo, sbriciolati. Proviamo a coinvolgere i bambini, facciamo fare a loro le decorazioni! Sì, bravi, come se fosse servito a qualcosa.

Così, per farla breve, quest’anno mi sono rotta le palle, tanto per stare in tema, e, dopo un giro su pintertest, ho dato avvio all’operazione ALBERO DI NATALE ALTERNATIVO.

Ossia.

Ho comprato un pezzo di compensato, 1 m. per 1,5 m., spessore 4 mm.

Ho disegnato la sagoma di un abete.

L’ho fatto ritagliare dalle abili mani del nonno.

Ho comprato dello smalto all’acqua verde brillante e 3 pennelli.

Ed eccoci alla realizzazione della fase 1:


Asciugato del tutto l’albero, ho piantato dei chiodini e ci ho appeso varie minchiate accompagnate da qualche foto dei bambini scattate nel corso del 2013.

Ho fatto un casino buchino sul muro e l’ho appeso, ad altezza inarrivabile per mani barbare.

Eccolo qua:



L’idea sarebbe quella di appenderci ogni anno foto e piccole decorazioni che ricordino l’anno appena trascorso…

Soprattutto ad oggi, 19 dicembre, è ancora integro. Ed per me è già un miracolo…



In più, in questi giorni, succede che la Regione Veneto ci dà dei contributi per assumere per qualche mese dei disoccupati. Succede che io lavoro all’Ufficio Personale di un Comune e con le mie colleghe presentiamo una rosa di otto persone. Succede che chiamo io queste persone al telefono, una per una. “Signora, abbiamo pensato a lei…per sei mesi…25 ore alla settimana…non sono tanti soldi, sono 700 euro…quando vuole passi da me a firmare”. Il giorno dopo sono venuti tutti, tutti e otto. E la gioia nei loro occhi, no, non riesco a descriverla. Ecco…mi sento un po’ Babbo Natale anch’io…

lunedì 9 dicembre 2013

Le relazioni pericolose



“Sai, mamma, Alessio ed Aisha sono inmorosati!”

“Veramente? Che bella cosa! E tu, Checco, di chi sei innamorato?”

“Di Ebenezer”.

“Ah. Ma, amore, lo sai, vero, che Ebenezer è un maschietto? Non sei innamorato anche di qualche femminuccia?”

“No, io voglio molto bene a Ebenezer. Sono inmorosato con Ebenzer. Anche tu, papà, vuoi molto bene allo zio Ivan, lo zio Ivan è tuo moroso”.

“No, Checco. Io voglio molto bene allo zio Ivan, lo zio Ivan è il mio migliore amico. Io sono innamorato della mamma”.

“Anch’io sono innamorato della mamma”.

mercoledì 4 dicembre 2013

Ho letto: Le abitudini delle volpi

Le abitudini delle volpi

E’ doverosa una premessa.
Il commissario protagonista dei romanzi di Indridason è Erlendur, un uomo solo, solitario, malinconico e triste, dal carattere cupo e schivo. L’animo di Erlendur è tormentato da un tragico episodio del suo passato: quando aveva all’incirca dieci anni era andato nella brughiera con suo padre e suo fratello più piccolo. Ad un tratto erano stati sorpresi da una tempesta di neve, lui teneva per mano il fratellino ma senza che se ne accorgesse ha lasciato la presa e del bambino, Bergur, non si è più trovata traccia.
Questo fatto ha segnato la vita di Erlendur nel profondo, maturando un angosciante senso di colpa che non lo ha mai lasciato e lo ha accompagnato anche nel suo percorso professionale, tanto da infondergli un interesse quasi morboso per tutti i casi di persone scomparse nel nulla.
Nel penultimo e nel terzultimo romanzo di Indridason il lettore viene a sapere che Erlendur è partito per un viaggio nelle terre della sua infanzia nella speranza di far luce su quanto accaduto a suo fratello. Ed infatti in questi due libri le indagini, e il ruolo di protagonista, sono affidati rispettivamente a Sigurdur Oli ed Elinborg, braccio destro e sinistro del commissario.
E poi, finalmente, esce Le abitudini delle volpi, e seguiamo Erlendur nel suo viaggio, e nel suo percorso interiore alla ricerca di un barlume di serenità.
C’è anche un’altra storia che viene narrata, quella di una donna scomparsa 60 anni prima e mai ritrovata, un mistero su cui il commissario riuscirà a far luce. Ma non è questo il succo del libro.
Se non avete mai letto Indridason vi sconsiglio di partire da questo, perché lo si apprezza a fondo solo dopo aver conosciuto, e amato Erlendur e il suo dramma interiore.
Il finale è struggente. E bellissimo.