"Alloggeremo in un appartamentino in affitto e per
10 giorni vivremo là, a Barcellona, un po’ turisti un po’ no, ma sempre noi
quattro, in giro per una città straniera che faremo il possibile per chiamare
“casa”, almeno per un po’".
Così scrivevo il 3 luglio nel post di
presentazione delle nostre vacanze.
A più di due mesi dal ritorno posso proprio dire
che ci siamo riusciti…
Merito del nostro bellissimo appartamento,
fornito di tutto il necessario, elettrodomestici, stoviglie, bagnoschiuma, candele
profumate, dei padroni di casa gentilissimi che ci hanno cambiato tutti gli
asciugamani, le lenzuola e i canovacci a metà soggiorno, quasi meglio che a
casa nostra…
Merito del barrio (quartiere) di Gracia, in cui
abbiamo alloggiato, lontano dalla Rambla, dalla Sagrada Familia, dal flusso dei
turisti, ma proprio per questo così autentico, vero, e soprattutto vivo.
Un quartiere meta degli studenti Erasmus, e
quindi pieno di ristorantini etnici, di centri culturali, di biblioteche, di
scuole di ballo.
Un quartiere giovane, scelto dalle famiglie per
la sua tranquillità, con minimarket ad ogni angolo, con un grande e
coloratissimo mercato al coperto dove ogni mattina scendevamo a comprare il
pane e il chorizo.
Un quartiere spagnolo, dove c’è vita ad ogni ora
del giorno e della notte, dove si esce sempre e comunque, anche solo per
quattro passi, dove anche a tarda sera trovi intere famiglie con bambini di
tutte le età a divertirsi in piazza, gli adulti a bere mojito, i piccoli a
scorrazzare liberi o giocare al parco giochi (ce n’è uno praticamente in ogni
piazzetta…).
Merito della mentalità spagnola, forse più
libera, più tranquilla, più scialla della nostra. E quindi, lasciatamelo dire,
più a misura di bambino. Nessuno si fa problemi a portare i figli al
ristorante, perché sanno per certo che ci troveranno altre famiglie. Nessuno si
fa problemi se il figlio urla, o piange, perché nella stessa sera altri bambini
urleranno e piangeranno, che male c’è.
Magari non sono così organizzati come ad esempio
in Svezia, magari non ci sono i fasciatoi in tutti i bagni, o i seggioloni al
bar. Ma i bambini sono i benvenuti, ovunque. Entrano gratis dappertutto, tanto
per dire.
E poi trovi un parco giochi come questo.
Una vasta area recintata all’interno dello
splendido Parc de la Ciutadela. Giochi
di ogni genere messi lì, a disposizione dei bambini, liberi di farci l’uso che
meglio credono, animatrici che organizzano una piccola ludoteca, insomma, un
paradiso…
Merito di Barcellona, una città che è davvero
bella, e merito di un tale Anton Gaudì, che con il suo genio creativo ed
eccentrico l’ha resa unica.
Merito loro, dei miei fantastici bambini, che da
piccoli grandi viaggiatori si sono adattati a tutto.
Alla metropolitana
Al cibo locale (no, dico, i churros con la
cioccolata calda non sono da orgasmo?!?!?!?!)
Ai musei
Alla vita all’aria aperta
E anche un po’ merito nostro, che abbiamo capito
che guardare il mondo con gli occhi di un bambino è come colorarlo di
meraviglia, e di magia.
Direi che un mojito ce lo siamo meritato, o no?