Figli miei.
Verrà un giorno (manzoniana reminescienza), verrà un giorno, dicevo, in cui avrete 15 e 17 anni, sarete due bellissimi ragazzi pieni di amici e di donne che vi ronzeranno attorno. E il sabato sera uscirete, e andrete in discoteca,e ballerete, e vi divertirete da matti. E tornerete a casa molto tardi, la notte. Tornerete a casa che quasi albeggia. Vi aspetterete di poter dormire fino al mezzogiorno della domenica, di dormire il sonno dei giusti.
E invece no, cari miei. Io e vostro padre saremo svegli, non dico alle 6, va bene anche le 7, facciamo anche le 8, che tanto se vi siete coricati alle 5 la lezione la capite lo stesso. Ecco, io e vostro padre saremo svegli, entreremo nella vostra camera, spalancheremo le finestre, accenderemo tutte le luci e vi butteremo giù dal letto. E vi costringeremo a venire con noi in cucina per fare colazione. E se mi girano vi porteremo anche a Messa.
Ricordatevelo.
Mamma e papà. Ore 5.00 di domenica 28 ottobre 2012.
lunedì 29 ottobre 2012
venerdì 26 ottobre 2012
Chicche di Checco
Domenica,
al parco giochi, è caduto dall’altalena.
Io:
“Dai, amore, non è successo niente!”
E
lui, tra le lacrime: “Sì, è successo qualcosa!”
Niente da obiettare.
“Checco,
per favore esci dal bagno che mi devo truccare”
“Mamma,
voglio stare qui per vedere quanto sei bella!”
Ruffiano…
“Mamma,
queste sono le tue tette?”
“…”
“Ma
sono proprio grandi, sono cresciute eh!”
MaschioAlfa sotto i baffi gongolava
orgoglioso.
Vari
modi con cui ha imparato a chiudere la bocca a me e a suo padre:
-
Non c’è niente
da ridere!
-
Smettetela di
parlare!
-
Non dire
sciocchezze!
-
Mi lasci in
pace, per piacere?
A 14 anni ci zittirà con citazioni dal
codice civile.
Concludo pubblicando queste due foto che, molto originalmente, potrei intitolare Son soddisfazioni.
L'altro giorno avevo trovato al Lidl, per la cifra di 5€ l'uno, questi due poncho-accappatoi. Ecco le reazioni dei miei figli.
Che avevo detto? Son soddisfazioni...
giovedì 25 ottobre 2012
All'europarlamento
Quando
ho visto questa foto su Corriere.it
Ho
pensato, in quest’ordine:
- Che dolce!
- Che chiccose mamma e figlia vestite uguali!
- Per poter portar con sé i figli non è che all’Europarlamento si ammazzino troppo di fatica!
- Cosa succederebbe se fossi europarlamentare e portassi i miei?
Rispondo
all’ultimo quesito:
-
Microfoni: scardinati.
-
Pila di fogli davanti
al deputato n. 763: distrutta e sparpagliata.
-
Auricolari: smontati.
-
Maglione bianco:
macchiato di inchiostro blu, indelebile.
-
Possibilità di
ascoltare con attenzione gli interventi: non pervenuta.
-
Garanzia del silenzio
durante la seduta: non pervenuto.
-
Checco e Paio: in
prima fila a ballare il waka waka
O
dipende dal fatto che sono maschi, o dipende dal fatto che sono due terremoti,
o dipende da fatto che la loro mamma scellerata non li sa tenere. Boh.
mercoledì 24 ottobre 2012
La masochista
La
masochista che è in me ieri sera ha pensato bene di non crollare sfinita sul
divano appena messi a letto i bambini, come accade praticamente tutte le sere.
La
masochista che è in me ha pensato bene di non andare avanti a leggere un
bellissimo romanzo islandese cominciato in pausa pranzo.
La
masochista che è in me ha ignorato il fatto che su Rete 4 dessero “Gli
intoccabili”, un film strepitoso visto un milione di volte ma sempre degno di
un’altra.
La
masochista che è in me ha voluto a tutti i costi mettersi a guardare il film su
Rai Movie, “La vittoria di Luke – the 5th quarter”, che narrava la storia vera
di un ragazzo di 15 anni morto in un incidente stradale e delle reazioni della
sua famiglia, in particolar modo di uno dei fratelli che, per onorare la sua
memoria, diventa una stella del football.
La
masochista che è in me ha cominciato ad immedesimarsi nella madre che perde un
figlio ed il solo pensiero di perdere uno dei suoi ha cominciato a dilaniarle
l’anima e a toglierle il respiro.
La
masochista che è in me ha pianto ininterrottamente dalle 21.15 alle 23.00,
quando è finito il film.
La
masochista che è in me una volta a letto, mentre suo marito ronfava beato, ha
cominciato a vedere immagini di bambini, non necessariamente suoi figli, che
stavano male o che soffrivano o che morivano.
La
masochista che è in me ha ricominciato a perdere litri di acqua dagli occhi.
La
masochista che è in me per addormentarsi ha dovuto costringersi a pensare alla
presidenziali USA e alla gravidanza di Belen.
La
masochista che è in me si è svegliata stamattina con due occhi che, nonostante
un disperato e fallimentare tentativo di coprirli col trucco, sembrano quelli
di un pugile finito ko.
La
masochista che è in me mentre scrive questo post ha gli occhi che pizzicano e
non vede l’ora di finirlo.
La
masochista che è in me chiede a chiunque voglia leggere questo post di dirle se
è normale che, una volta diventate mamme, ci si rincoglionisca in questo modo.
martedì 23 ottobre 2012
Ho letto: Lo scalpellino
Sorvoliamo
sul fatto che la vittima fosse una bambina di 7 anni e che alcune pagine sono
state per me davvero difficili da affrontare.
Per
il resto è un grande giallo, niente da dire. Uno di quelli che ti inchioda alle
parole, che ti risucchia al tal punto da approfittare di ogni minuto libero per
leggere anche solo un paio di pagine. Uno di quelli che quando stai facendo
qualcos’altro la mente ritorna sempre là, in quel paesino svedese.
E’
vero, l’identità dell’assassino è intuibile a 150 pagine dalla fine. Ma questo
non toglie assolutamente nulla alla suspence e al ritmo dell’intreccio.
Aspetto
di leggere il prossimo!
lunedì 22 ottobre 2012
Caterpillar o fatina magica?
Quando
i coniugi Piselloni erano in attesa del loro primo erede decisero di contattare
una signora per le pulizie di casa. La prescelta, che qui chiameremo
Caterpillar, fu una signora moldava che già puliva a casa dei suoceri.
Caterpillar
veniva un sabato sì e uno no, dalle 8.30 a mezzogiorno.
I
vantaggi di avere Caterpillar:
- La casa brillava, letteralmente. E non solo le superficie visibili. Lei puliva a fondo persino negli angoli più reconditi tipo dietro la lavatrice.
- Potevo permettermi di invitare gente a cena senza preoccuparmi delle pulizie. Bastava organizzarsi e fare in modo che il sabato dell’invito coincidesse col sabato di Caterpillar;
- Toglieva regolarmente la cenere dal camino;
- Mi faceva il bucato e, qualche volta, cambiava le lenzuola;
- Lavava le tende;
- Puliva il marciapiede del giardino.
I
problemi nell’avere Caterpillar:
- Costava. Non tantissimo, ma costava;
- Consumava rotoli e rotoli di Scottex (con lo scottex lei asciugava le superfici dopo averle lavate; adesso lo faccio anch’io e vengono una meraviglia);
- Poteva venire solo di sabato, perché durante la settimana lavorava in fabbrica;
- In più non era automunita, bisognava andarla a prendere e riportarla a casa. Il che voleva dire che un sabato ogni altro eravamo legati: dovevamo andar via di casa perché lei doveva pulire, ma a mezzogiorno in punto dovevamo tornare;
- Non aveva un carattere molto solare;
- Rompeva le cose. Ma non perché fosse distratta o maldestra. Perché ci metteva talmente tanta foga e forza di braccia quando puliva che ogni tanto qualcosa…patapum! cadeva. In due anni ci ha rotto: un vassoio di vetro, una cornice, il manico di una scopa (!), l’accorciabarba di MaschioAlfa. Poche cose se consideriamo che a mia suocera ha rotto il tubo di scarico della lavatrice (150€ di danni), ma sempre cose.nostre.rotte.
Al
che, dopo due anni, alle porte dell’estate dello scorso anno, MaschioAlfa ha pensato
di non avvalersi più dei servizi di Caterpillar.
Di
conseguenza:
- Con tutta la buona volontà che ci può mettere MaschioAlfa, resta il fatto che lui di tempo ne ha davvero poco, quindi il “governo” della casa spetta alla sottoscritta;
- La casa non è mai pulita, MAI;
- Se a mala pena riesco a pulire l’essenziale (bagno, cucina, pavimenti, polvere), figuriamoci se ho tempo da dedicare a quei lavori “eccezionali” tipo finestre, giardino, garage e via dicendo, col risultato che il casino si sta moltiplicando a vista d’occhio;
- La pigna purulenta di panni da stirare alberga fissa sopra una sedia in garaga. Appena riesco a ridurla un po’ ecco che che le cose stese fuori sono asciutte e la pigna bella bella si rimpolpa;
- Per me il tempo davvero LIBERO è gran poco.
Così
in quelle due fantastiche ore dopo pranzo, quando Checco è all’asilo e Paio è a
letto in stato comatoso, se MaschioAlfa mi dice “Mi raccomando, riposati”,
dall’altro lo riempirei di baci perché pensa a me, perché mi vuole vedere
felice, perché non è un maniaco dell’ordine, perché se non hai voglia di
cucinare ci prendiamo una pizza, dall’altro lo ammazzerei.
Ti
risulta che esista una fatina che con una polverina magica prende le tue
camicie sporche dal cesto della biancheria e te le riporta lavate, stirate e
inamidate nel tuo armadio?
Se
la risposta è No, forse richiamare Caterpillar non sarebbe una cattiva idea.
giovedì 18 ottobre 2012
Corso di formazione per uomini
Ieri, facendo un po' d'ordine tra le vecchie mail, ho ritrovato questa, che mi aveva inviato una mia amica un po' di tempo fa. Mi ha fatto scompisciare dalle risate, oggi come allora, quindi ho pensato di condividerla.
Non è, tragicomicamente, tutto vero?
Corso di formazione per uomini
Tema del corso : diventare intelligente quanto una donna (quindi essere perfetti).
Obiettivo pedagogico : corso di formazione che permette agli uomini di sviluppare quella parte del cervello della quale ignorano l'esistenza.
Programma : 4 moduli di cui uno obbligatorio.
Modulo 1 : corso base obbligatorio
1. imparare a vivere senza la mamma (2000 ore).
2. la mia donna NON è mia mamma (350 ore).
3. capire che il calcio non è altro che uno sport (500 ore).
Modulo 2: vita a due
2. smettere di dire boiate quando la mia donna riceve i suoi amici (500 ore).
3. vincere la sindrome del telecomando (550 ore).
4. non faccio pipì fuori dal water (100 ore, esercizi pratici con video).
5. riuscire a soddisfare la mia donna prima che cominci a far finta (1500 ore).
6. come arrivare fino al cesto dei panni sporchi senza perdersi (500 ore).
7. come sopravvivere ad un raffreddore senza agonizzare (300 ore).
Modulo 3: tempo libero
1. stirare in due tappe (una camicia in meno di due ore: esercizi pratici).
2. digerire senza ruttare mentre lavo i piatti (esercizi pratici).
Modulo 4: Corso di cucina
Livello 1 (principianti): gli elettrodomestici:
ON = acceso - OFF = spento.
Livello 2 (avanzato):
scaldare la mia prima zuppa precotta senza bruciare la pentola. Esercizi pratici: far bollire l'acqua prima di aggiungere gli spaghetti.
Sono inoltre previsti dei temi speciali di approfondimento ; a causa della complessità e difficoltà di comprensione dei temi, i corsi avranno un massimo di 8 iscritti.
Tema 1: Il ferro da stiro; dalla lavatrice all'armadio: questo processo misterioso.
Tema 2: I rischi di riempire il portacubetti di ghiaccio (dimostrazione con supporto di diapositive).
Tema 3: Tu e l'elettricità: vantaggi economici del contattare un tecnico competente per le riparazioni (anche le più basilari).
Tema 4: Ultima scoperta scientifica: cucinare e buttare la spazzatura non provocano né impotenza né tetraplegia (pratica in laboratorio).
Tema 5: Perché non è reato regalarle fiori anche se sei già sposato con lei.
Tema 6: Il rullo di carta igienica: "Nasce la carta igienica nel portarullo?" (approfondimento sul tema).
Tema 7: Come abbassare la tavoletta del bagno passo a passo (teleconferenza con l'Università di Harward).
Tema 8: Perché non è necessario agitare le lenzuola dopo aver emesso gas intestinali (esercizi di riflessione in coppia).
Tema 9: Gli uomini che guidano possono chiedere informazioni ai passanti quando si perdono senza il rischio di sembrare impotenti? (testimonianze).
Tema 10: Fare la valigia: incompetenza innata o incapacità mentale progressiva?
Tema 11: la lavatrice: questa grande sconosciuta della casa.
Tema 12: È possibile fare la pipì senza schizzare fuori dalla tazza? (pratica in gruppo).
Tema 13: Differenze fondamentali tra il cesto della roba sporca e il suolo (esercizi in laboratori di musicoterapia).
Tema 14: L'uomo nel posto del passeggero: è geneticamente possibile non parlare o agitarsi convulsamente mentre lei parcheggia?
Tema 15: la tazza della colazione: lievita da sè fino al lavandino? (esercizi diretti da Silvan).
Tema 16: Si può essere una persona senza avere il controllo del telecomando?
(dimostrazione ipotetica).
Tema 17: Comunicazione extrasensoriale: esercizi mentali in modo che quando gli si dice che qualcosa è nel cassetto dell'armadio nella camera da letto non domandi "in quale cassetto e di quale armadio?".
mercoledì 17 ottobre 2012
To my 15-year-old self
L’11
ottobre (non lo sapevo) è stata la Giornata Internazionale
della Ragazza. Su cnn.com hanno chiesto a varie donne di successo di rispondere alla
seguente domanda: "Quale consiglio dareste a te stessa a 15 anni?"
Questo
è quello che direi io.
Vai,
abbraccia la nonna e dille che le vuoi un bene dell’anima. Ancora non lo sai,
ma fra un po’ non ci sarà più.
Non
cercare continuamente l’approvazione dei tuoi genitori, ribellati, sbaglia.
Loro ti ameranno comunque.
Esci
di casa più che puoi. Soprattutto allontanati dall’insulso, bigotto, chiuso e
provinciale paesotto in cui vivi e spostati in città, per quanto ti è
possibile.
Lascia
perdere l’Azione Cattolica, le persone che incontrerai lì non saranno mai tue
amiche.
D’estate
chiedi a tuoi di farti fare un corso di lingua all’estero.
Fregatene
degli stronzi dei tuoi compagni di classe. Saranno bocciati alla fine del
secondo anno e non li rivedrai MAI
PIU’.
Legati
pure alla tua compagna A., ma non affezionartici troppo e, soprattutto, cerca
di ampliare la tua cerchia di amicizie. A. ti tradirà e tu ci resterai
malissimo.
Non
aspettare il quarto anno di liceo per iscriverti ad un corso di teatro. Cercane
uno e buttati!
Non
aver paura di usare il motorino.
Non
piangere, l’amore della tua vita c’è, e ti sta aspettando. Tu però, nel
frattempo, divertiti.
Quando
ti immagini mamma, lascia perdere il nome Martina, perché tanto avrai due
maschi.
Soprattutto,
stai tranquilla, andrà tutto bene, avrai una vita felice, più di quello che
immagini.
martedì 16 ottobre 2012
DOMENICA
La
domenica di NOI fidanzati era una palla. Senza una casa dove rintanarci, senza
idee su cosa fare, senza soldi per weekend fuori porta, troppo sociopatici per
intrappolarci in grandi e caotici eventi collettivi.
La
domenica di NOI neo sposini era anch’essa una palla. Solo che almeno
disponevamo di una casa nostra, e un divano e una televisione tutta per noi, e
una dispensa da razziare. Senza dimenticare i panni da stirare e il bagno da
pulire.
La
domenica di NOI sposini non più neo era una palla solo per me. Preso tra lavoro
a scuola e corso di specializzazione Lui era costretto a dedicarla ai libri da
studiare e ai compiti da correggere. E a me restavano il divano, la televisione,
e i libri. E sì, ancora i panni da stirare e il bagno da pulire.
La
domenica di NOI neo genitori era un casino, il despota neonato senza orari,
biberon da preparare e pannolini da cambiare, la casa ridotta ad un campo di
battaglia.
La
domenica di NOI famiglia è veramente Domenica, con la D maiuscola. Un giorno tutto per
noi, per stare insieme senza orari e tabella di marcia, per fare colazione con
calma, per vestirci come ci pare, per fregarsene della polvere e della dieta,
per essere una famiglia. Adesso, poi, che i bambini sono “grandi”, che mangiano
quello che mangiamo noi, che capiscono, che fanno domande (beh, almeno Checco),
stiamo sperimentando il gusto di portarli un po’ in giro a vedere le piccole
grandi meraviglie che ci circondano.
L'altro ieri per esempio siamo stati alla Casa delle Farfalle, a Montegrotto Terme (PD), una
piccola oasi dove meravigliose farfalle provenienti un po’ da tutto il mondo,
di ogni forma e dimensione, dai colori davvero indescrivibili, ti svolazzano
intorno.
Pranzo
in autogrill e poi a casa. Un po’ di nanna per il più piccolo (Paio) ed il più
grande (MaschioAlfa) mentre Checco disegnava ed io sono persino riuscita a
leggere. Merenda con i pop corn, quelli tradizionali che scoppiano nella
pentola, cena leggera e bagnetto. I bambini sono crollati appena poggiata la
testa sul cuscino.
Certo,
a volte pagherei oro per avere una domenica di quelle noiose, con niente da
fare, un libro, una copertina e una tazza di cioccolata sul divano.
Però
è bello anche così. Anzi, è proprio meglio così.
venerdì 12 ottobre 2012
Bocche da sfamare
A
tavola.
Checco
e Paio. L’alfa e l’omega, lo yin e lo yang, il bianco e il nero, il diavolo e
l’acqua santa, Peppone e Don Camillo. Insomma, due opposti.
Checco,
anni 3,4,
Mangiare
è una perdita di tempo, una noiosa incombenza cui assolvere costringendolo ad
interrompere i giochi. Si siede a tavola, guarda cosa c’è nel piatto, spilucca
un pochino, beve e poi basta, per lui la cena è finita. Già se ingoia tre
bocconi sono contenta e lascio che si alzi. Ho provato a coinvolgerlo nella
preparazione dei cibi, e lui ci sta, si entusiasma. Ma al momento di mangiare
perde tutta la voglia e non gliene frega niente se quella pietanza l’ha fatta
lui. Persino per i dolci! Quello che gli manca è proprio il desiderio di
assaggiare, la voglia di provare, la curiosità verso i sapori. Poi capita che per
un periodo si appassioni ad un cibo e quindi io, tutta contenta, glielo preparo
più volte che posso, ma ad un certo punto puf…gli passa.
Una
volta mi arrabbiavo quando non mangiava, adesso, sinceramente, lo lascio stare.
Anche perché la mensa dell’asilo è varia ed equilibrata e là, mi hanno detto le
maestre, mangia di gusto.
Paio,
anni 1,7.
Il
cibo è la sua ragione di vita, la sua ossessione. Si alza al mattino ed
immediatamente gli viene fame, ma una fame di quelle ataviche che lo porta ad
urlare e contorcersi e scagliare con rabbia gli oggetti fino a che non gli
porgo il suo biberon di latte e nesquik. Non faccio in tempo a tirar fuori
qualcosa, qualsiasi cosa, dalla dispensa che lui subito rizza le antenne e
pretende di vedere di cosa si tratta e, ovviamente, di assaggiare. Il suo
passatempo preferito è essere preso in braccio vicino ai fornelli così può
appurare di persona cosa bolle in pentola. Oppure aprire i cassetti, tirare
fuori i mestoli e girare per la casa brandendo la schiumarola e declamando
“Pappa!”. A tavola è vorace, mangia di tutto, tanto e alla velocità della luce.
Dobbiamo stare attenti perché ingurgita letteralmente, senza masticare.
Penso
che quest’anno Babbo Natale gli porterà una cucina giocattolo, sempre se
riuscirà a trovarne una che non sia rosa, non abbia disegnata l’orribile Hello
Kitty e non costi quanto una Scavolini vera.
C’è
poi MaschioAlfa, il capo famiglia, a cui piace mangiare (una volta qui si è
fatto fuori una fiorentina da un kilo e sette, giuro che è vero), ma da quando
gli anta si profilano all’orizzonte ha il terrore di mettere la pancetta e
vuole mangiare sano.
E
infine ci sono io, la cuoca, che amo mangiare e amo cucinare, ma i numeretti
sulla bilancia mi avvertono che forse dovrebbe piacermi un po’ meno…
Come
fare per far quadrare tutto?
Cercando
di far felici tutti, col minimo sforzo e facendo il meno danni possibile, un colpo
al cerchio e uno alla botte, come si suol dire.
Il
che significa che cucino un po’ di tutto, ma non mi allarmo troppo se la zuppa
di farro ai bambini fa schifo.
Che
privilegio piatti che possiamo mangiare tutti e quattro, ma, se una sera ho
voglia di una pepata di cozze, ai bambini preparo i bastoncini findus, e siamo
felici tutti.
Che
la verdura la compro di stagione, ma se una delle poche che Checco mangia di
gusto sono le zucchine, capita che gliele preparo anche a dicembre.
Che
le bibite gassate in frigo non ci sono, ma quando ci ordiniamo la pizza un
bicchiere di coca cola non ce lo toglie nessuno.
Che
la Nutella ai
bambini fa male solo se assunta in quantità esagerate, e, visto che corrono
dalla mattina alla sera, una merenda con pane e, appunto, Nutella, è l’ideale.
Anche
perché se è vero che certe abitudini si imparano da piccoli, è altrettanto vero
che i gusti cambiano crescendo.
A
volte mi preme di più che l’atmosfera della cena sia rilassata, che si possa
stare a tavola tutti insieme, che si possa ridere, piuttosto di quello che c’è
nel piatto.
Come
corredo al post ho scelto questa foto, tratta dall’album del nostro viaggio in
Svezia. Siamo tutti e quattro a tavola e stiamo mangiando un buonissimo piatto
svedese, il Pyttipanna, ovviamente surgelato.
Questo post partecipa al blogstorming di Genitoricrescono.
giovedì 11 ottobre 2012
I pagliacci sono una cosa seria
Domenica
il mio ridente paese natio ha ospitato la Festa delle Associazioni di Volontariato.
I
bambini sono stati subito attirati dallo stand dell’Associazione VIP (Viviamoin positivo), ovvero i clown che vanno a portare il sorriso ai bambini
ricoverati in ospedale. E il motivo era semplice: davanti alla bancarella
alcuni volontari vestiti, appunto, da clown, avevano organizzato un po’ di
animazione per i più piccoli, ballando al ritmo del Pulcino Pio, del
Coccodrillo come fa o del Waka Waka.
Qui
abbiamo una diapositiva.
La foto non è un gran che, ma non è colpa mia: i
bambini ballavano e non stavano fermi un attimo.
Checco
è quello al centro con la camicia a quadri, Paio è quel musetto che spunta da
dietro la bambina in jeans.
Inutile
dire che si sono divertiti da matti.
Quanto
a me…forse ero l’unica mamma col magone che a stento riusciva a trattenere le
lacrime.
Perché
ho un ricordo molto tenero che mi lega ai clown.
Quando
Checco aveva poco più di un mese sono stata ricoverata ed operata per calcoli
alla cistifellea e conseguente colecistectomia.
Niente
di grave, per carità. Solo che dopo un’intera giornata passata al pronto
soccorso, un dolore che non passava, il pensiero del mio bambino a casa, la
diagnosi capitata come doccia fredda, il ricovero, il pensiero dell’intervento
chirurgico, ecco, ad un certo punto, finito l’orario di visita, da sola con mio
marito, sono scoppiata a piangere.
E
proprio in quel momento…magia…sono arrivati i clown. Mi sono bastati, giuro, 30
secondi di nasi rossi, palloncini e trombette che tutta la malinconia si è
dissolta e mi sono ritrovata a ridere come una scema.
Così
ho pensato che se tanto bene avevano fatto quei due signori vestiti da
pagliacci ad una ultratrentenne vaccinata e smaliziata, quanto di più potevano
farne a dei bambini per cui l’ospedale è, davvero, il luogo meno naturale del
mondo.
mercoledì 10 ottobre 2012
De tettibus
Caro il mio WABA (WorldAlliance for Breastfeeding Action), mo’ famo a capirse.
Finchè tu mi proponi questa
immagine
per
promuovere l’importanza dell’allattamento al seno, posso anche essere d’accordo. E ti posso pure sostenere, ci mancherebbe.
Ma
se vedo che tra le foto vincitrici del concorso c’è anche questa,
no,
allora mi cadono le braccia, le palle degli occhi e quant’altro.
E
mi parte l’embolo dell’incazzatura.
Già,
perché a me questo bambino, costretto a succhiare in posizione scomodissima
mentre la mamma fa un milione di altre cose, fa solo pena. E sono convinta che
per lui, piuttosto di una tetta data in questo modo, sarebbe stato meglio un
bel biberon.
Non
voglio entrare nel merito di quello che una donna decide di fare con le proprie
tette e con i propri figli, anzi. Penso proprio che ognuna di noi debba
sentirsi libera di comportarsi come vuole senza che ci siano dei talebani che ti
lanciano dardi morali ogni due per tre (vero Juliet Linley?).
Se
una donna riesce ad allattare senza problemi, più volte al giorno, ma ben
venga! Ma beata lei!
Ma
non voglio che nessuno o nessuna si erga a giudice e moralizzatore delle tette
delle altre.
Vuoi
allattare? Benissimo! Hai bisogno di aiuto? Te lo diamo! Non hai latte? Non c’è
problema! Per te allattare è una fonte inaudita di stress? Ma chi te lo fa
fare, dagli sto cazzo di biberon e goditi il tuo bambino e la tua vita!
Questo
era uno sfogo, ripeto, mi è partito l’embolo. Magari sull’argomento ci torno
con più calma…
martedì 9 ottobre 2012
9 ottobre 1963
Una madre:
"Avevo spento da poco la luce quando avvertii la terra tremare; mi portai
dietro le imposte e sentii un forte vento e vidi le luci e le strade emanare un
intenso bagliore e poi spegnersi. Mi precipitai verso il letto e afferrai i due
bambini che dormivano, (.......) li avvinsi a me. Sentii l'acqua irrompere,
sballottarmi e mi trovai sola al campo sportivo su un pino ove l'acqua mi aveva
scagliato. Il piccolo è stato ritrovato nei pressi della Rossa di Belluno,
mentre la bambina nei pressi di casa mia. I miei genitori abitavano con me e
sono stati trovati: mia madre al campo sportivo e mio padre a Trichiana".
(testimonianza tratta dal sito: http://www.vajont.net)
Sarà perché sono
mamma, e sono un fiume in piena di emozioni.
Sarà perché sono
morte 2000 persone, e molte erano bambini.
Sarà perché questa
primavera ci sono andata a vedere quei posti, la diga, la montagna spaccata, la
terra dove prima c’era l’acqua, la morte dove prima c’era la vita.
Ma oggi voglio
ricordarmi del Vajont. 49 anni fa.
venerdì 5 ottobre 2012
Storia di una cameretta
Estate
2009.
“Amore, abbiamo un bambino,
la compriamo la cameretta?”
“No”.
“Perché
no?”
“Uno.
L’eventuale stanza in più è una mansarda incasinata che funge da zona caldaia,
ripostiglio e studio, caldissima d’estate e freddissima d’inverno.
Due.
Fra un anno traslochiamo”.
“E
dove lo mettiamo Checco?”
“In
camera c’è tranquillamente lo spazio per il lettino”.
“E dove lo mettiamo il fasciatoio? E i vestiti del
pupo?”
“Il
fasciatoio in lavanderia. I vestiti del pupo nell’armadio a muro del
corridoio”.
Estate
2010.
“Amore,
sono incinta, la compriamo la cameretta?”
“No”.
“Perché
no?”
“Uno.
L’eventuale stanza in più è una mansarda incasinata che funge da zona caldaia,
ripostiglio e studio, caldissima d’estate e freddissima d’inverno.
Due.
Fra un anno traslochiamo”.
“E
dove li mettiamo due bambini?”
“In
camera c’è tranquillamente lo spazio per il lettino e per la culla”.
“E
dove li metto i vestiti per due bambini?”
“Vedi
un po’ tu”.
“Ma
quando costruiscono il nostro appartamento?”
“Boh”.
Estate
2011.
“Amore,
la compriamo la cameretta?”
“No”.
“Perché
no?”
“Uno.
L’eventuale stanza in più è una mansarda incasinata che funge da zona caldaia,
ripostiglio e studio, caldissima d’estate e freddissima d’inverno.
Due.
Fra un anno traslochiamo”.
“Ma
quando costruiscono il nostro appartamento?”
“Boh”.
“Ma
non ti pare un po’ affollata la nostra camera con 4 persone dentro, che se si
sveglia uno ci svegliamo tutti e quattro?”
“Hai
ragione. Fa un po’ Medioevo, ci manca solo un cane sotto il letto e le galline
sulla cassettiera”.
“E
allora che facciamo?”
“Sistemiamo
la mansarda, noi andiamo a dormire di sopra e lasciamo la camera ai bambini. E
compriamo anche un divano letto che non si sa mai”.
Settembre
2011
“Amore,
la mansarda è sistemata, il nostro letto l’abbiamo già portato su, il divano
letto è arrivato, il letto grande per Checco è arrivato, i bambini sono pronti
a dormire da soli. Adesso la compriamo la cameretta?”.
“No”.
“Perché
no?”
“Fra
un anno traslochiamo”
“Sicuro?”
“…”
Dicembre
2011
“Amore,
la ditta che doveva costruirci l’appartamento è fallita. Dove andiamo a
vivere?”
“Chiediamo
ai tuoi se possiamo comprare questo appartamento qui”.
“Ok,
hanno detto di sì. Restiamo qui. Adesso la compriamo la cameretta?”.
“Vediamo
se riusciamo ad avere indietro i soldi della caparra”.
Aprile
2012
“Amore,
ci hanno ridato i soldi, adesso la compriamo la cameretta?”
“Aspettiamo
l’estate”.
Agosto
2012
“Amore,
hai visto che bella questa cameretta?”
“Hai
ragione, è bellissima”.
“La
compriamo?”
“Vediamone
altre, prima”.
Mercoledì
3 ottobre 2012, senza ovviamente averne vista nessun’altra oltre a quella di
agosto, i coniugi Piselloni hanno incredibilmente comprato la cameretta,
modello cabrio, colore aragosta e prato. Arriverà a destinazione la prima
settimana di novembre. Prometto una foto.
giovedì 4 ottobre 2012
Elisa
Non
mi piace il mio lavoro.
Non
centra niente con quello che ho studiato, non mi dà stimoli, non mi offre
prospettive. Faccio lavoro d’ufficio 32 ore a settimane per un insulso ente
pubblico che se dico come si chiama tutti mi guardano come se avessi bestemmiato
in finlandese. Non ho colleghi, solo la mia Dirigente, che, perlomeno, è
simpatica, non ho apertura al pubblico. A volte mi sento sprecata.
Oggi
però è venuta a trovarmi Elisa, che mi aveva sostituito durante la seconda
maternità e che mi ha sostituito anche nei mesi estivi, permettendomi di smaltire
la mole di ferie arretrate.
Elisa,
che ha 25 anni, è giovane, bella, sveglia, volenterosa, ma è senza lavoro.
Elisa,
che in un mese che è a casa non ha sostenuto nemmeno un colloquio, ma non
perché non abbia cercato, semplicemente perché nessuno l’ha richiamata.
Elisa,
che sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa, pur di lavorare.
Elisa,
che vorrebbe tanto sposarsi, ma nemmeno il suo ragazzo lavora.
Elisa,
che sta seriamente pensando di andarsene all’estero.
Non
mi piace il mio lavoro. Ma ogni giorno di più ringrazio Dio di averlo.
mercoledì 3 ottobre 2012
Trova l'errore
Ore
6.15
Tutta
la famiglia è seduta al tavolo in cucina. MaschioAlfa ed io ci beviamo la
nostra tazza di caffè accompagnata dalle brioche alla cannella che avevo preparato
il giorno prima. Checco ha davanti a sé il suo latte con i biscotti al
cioccolato. Paio invece ha davanti a sé il biberon di latte, le brioche alla
cannella, i biscotti al cioccolato e i Choco Pops, nel caso morisse di fame.
Noi
grandi ci comunichiamo i nostri programmi della giornata, i piccoli ridono.
MaschioAlfa allunga la sua mano e prende la mia, io carezzo i riccioli di
Checco. Paio canta la sigla dei Barbapapà, Checco canta una canzone che ha
imparato all’asilo.
La
cucina profuma di caffè, di cannella, di bambini. Siamo una famiglia. Una
famiglia felice.
L’errore
è che sono le 6.15 e che i bambini sono svegli dalle 5.30. Non sto scherzando.
E
qualcuno mi potrebbe gentilmente spiegare come fa la fottuta famiglia del
Mulino Bianco a fare colazione sempre coi raggi del sole che entrano dalla
finestra manco fosse mezzogiorno?
martedì 2 ottobre 2012
Giorni così
Oggi
è uno di quei giorni così.
Che
ti fermi a pensare. Te ne stai seduta sul pavimento, il volto tra le mani, e
pensi. Cerchi di trovare una soluzione, ma ti rendi conto che hai poco tempo, e
allora tutto diventa più difficile. E scegliere è impossibile. E l’impossibilità
di scegliere ti dilania.
Ma
il tempo passa e devi scegliere. E provi ad aprire la finestra, in cerca di
ispirazione. E il tempo passa.
Ma
con questi sbalzi di temperatura come cazzo li vesto i miei figli?
lunedì 1 ottobre 2012
Memorandum ai miei figli
siete
la luce della mia vita, i miei amori, i miei tesori, ve lo dico sempre.
Vi
voglio un bene dell’anima, non posso vivere senza di voi, non vi lascerò mai,
eccetera eccetera.
Bambini
miei, la mamma vi deve dire una cosa importante.
Lo
so che un po’ di tempo fa questo signor Freud ha parlato di Edipo e della sua
mamma, e di un amore viscerale che i figli maschi provano per la loro
genitrice.
Lo
so che siete stati nove mesi dentro la mia pancia, che vi ho partorito con
dolore, che avete bevuto il mio latte, e che pertanto c’è stata tra noi una
tempesta ormonale come una tromba d’aria in Arizona.
Lo
so che illustri pedagogisti e psicologi infantili hanno deciso che il rapporto
tra madre e figlio si chiama ATTACCAMENTO.
Ma,
ecco, non dovete prendere questa parola proprio alla lettera. Che io non vi ho
partorito con l’Attack incorporato. Che “attaccati” non vuol dire
“appiccicati”.
Quando
aprite gli occhi, che non sono ancora le sei, che fuori è ancora buio, non
occorre che litighiate sul di chi è la mamma, lo sapete, la mamma è di tutti e
due.
E
poi non necessariamente deve alzarsi sempre la mamma, perché anche il papà è in
grado di scaldarvi il latte nel microonde e di accendervi la televisione. E se
per caso si alza il papà, per favore non iniziate a urlare Vai via tu, voglio
la mamma, che poi lui ci resta male e alla fine mi devo alzare io. (e badate
che questa ripetizione del verbo “alzare” non è un errore di sintassi, è messa
lì apposta per farvi capire, amori di mamma, quanto mi pesa essere buttata giù
dal letto alle sei di mattina di sabato).
Lo
stesso alla sera: non c’è niente di male se ogni tanto vi addormenta il papà,
sapete? Io mica scappo, vado solo in salotto a guardare un po’ di televisione.
E
non so se avete notato che anche il papà è capace di mettervi le scarpe, di
pulirvi il naso, di tagliarvi la pizza, di soffiare sulla minestra per raffreddarla.
Tu,
Fabio, ti prego, smettila di urlare Vojo mia mamma quando vado in bagno a farmi
la doccia, che se ti siedi sul divano vicino al papà va bene lo stesso.
E
tu, Checco, smettila di mandare via il papà quando si avvicina per farti una
coccola, perché, anche se siete entrambi pisello-dotati, se vi abbracciate non
casca mica il mondo.
Non
so se avete notato, bambini cari, che in casa oltre alla mamma c’è anche un
altro essere umano, detto PAPA’. E posso assicurarvi che quando siete stati
concepiti c’era anche lui. Così come quando avete visto la luce.
E
posso assicurarvi che il papà vi ama esattamente come la mamma. E quando lo
chiamate arriva, esattamente come la mamma. E vi coccola, vi fa ridere, vi fa
giocare, esattamente come la mamma, anzi meglio.
Quindi,
cuccioli, tesorucci, amori miei, senza offesa ma, qualche volta, levatevi un
po’ dalle palle e state con vostro padre.
Grazie
Mamma
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