La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
Ho modificato la grafica del blog. Quella sullo sfondo è l'incasinatissima libreria di casa Piselloni...
Lilypie - Personal pictureLilypie Kids Birthday tickers
Lilypie - Personal pictureLilypie Fourth Birthday tickers

venerdì 30 novembre 2012

Co-sleeping? Sì, boh, anche no.



Per citare il titolo di un famosissimo blog io ero una brava mamma priva di avere figli. Oh, ero una bravissima mamma prima di avere figli.
Sciorinavo sentenze su quello che avrei o non avrei fatto una volta diventata mamma.
Non mi arrabbierò. (Lasciamo perdere, va)
Non urlerò. (Come sopra)
I miei figli potranno sporcarsi liberamente (più o meno).
I miei figli non dormiranno MAI nel lettone con noi.

Ecco, quest’ultimo punto merita una piccola riflessione.

Prima di diventare mamma ero una accanita sostenitrice del NO al co-sleeping. I bambini devono imparare a dormire da soli, i genitori hanno bisogno dei loro spazi e bla bla bla.

Con Checco le cose all’inizio sono andate secondo copione. Dormiva in camera con noi, ma nella sua culla, si faceva tutta la notte senza risvegli, verso le 5.30-6 apriva gli occhi, io lo prendevo, me lo mettevo vicino, gli davo il ciuccio e lui si riaddormentava per almeno un’altra oretta. Perfetto, direi.
Poi, quando aveva 6 mesi, siamo stati a trovare un nostro amico a Madrid. Non potendo portarci il lettino da campeggio, non avendo il nostro amico nessun lettino a disposizione, che si fa? 

Va bene, dai, Checco dormirà in mezzo a noi, tanto che saranno mai tre notti?

Appunto. Quelle tre notti sono state la fine. Una volta tornati a casa Checco, e chiamalo scemo, ha preteso il lettone. Si addormentava, lo mettevamo nel suo lettino, lui dormiva pacifico fino alle 2, più o meno, quando si svegliava e piangeva.  Siccome si era in pieno inverno e non è che ci garbasse molto l’idea di passare le ore notturne in piedi davanti alle sbarre di un lettino, se vedevamo che non si riaddormentava subito (cosa che succedeva nell’1% delle volte), lo prendevamo e lo mettevamo in mezzo a noi. Giusto o no, onestamente non ci importava una cippa, visto che in questo modo dormivamo beatamente tutti e tre.

Più passava il tempo, però, più le cose diventavano difficili. Un po’ perché Checco cresceva, e le sue gambe e le sue braccia si allungavano, ed un po’ perché nel frattempo io ero rimasta incinta del Paio e quindi aveva cominciato a crescere anche la mia pancia.

Nato il Paio, passati i primi mesi di ambientamento, messi i bambini a dormire in camera da soli, l’anno scorso, a settembre, abbiamo provato a mettere Checco nel letto da “grandi”. I risvegli notturni sono continuati ma, almeno, appena lo sentivo che mi chiamava, io mi alzavo, andavo da lui e mi infilavo sotto il suo piumone e lì restavo finché non si riaddormentava. Piano piano, in questo modo, ha cominciato a non svegliarsi più, e nel lettone ci viene solo in casi eccezionali, tipo quando sta male.

Discorso diverso per il Paio. A differenza di Checco, il Paio si è sempre svegliato pochissimo, di notte, anzi, praticamente mai. Solo che a differenza di Checco che, appena poggiata la testa tra mamma e papà si riaddormentava quasi all’istante, il Paio quelle poche volte che si sveglia dopo fa una fatica immane a riprendere sonno. Il co-sleeping col Paio è quindi sempre stato, ed è tuttora, impresa alquanto ardua. Perché il Paio, se non riesce ad abbandonarsi a Morfeo, si agita, si muove in continuazione, in pratica rompe le palle a manetta.
Ogni 5 secondi deve cambiare posizione
1-2-3-4-5
Piede infilato in bocca al papà e testa sullo sterno della mamma
1-2-3-4-5
Giro di 180°. Calci sulla schiena della mamma.
1-2-3-4-5
Seduto
1-2-3-4-5
Testa in faccia al papà
1-2-3-4-5
Giro di 90°. Un piede in faccia al papà e uno in faccia al mamma
1-2-3-4-5
Seduto.

E così via. Può andare avanti anche un’ora intera prima di crollare in coma. Ma capite che in quest’ora nessuno dorme. E capite perché il Paio, nel lettone, ci viene solo in casi eccezionali.

Tutta questa pappardella per dire cosa?
Ah sì, non so in realtà cosa penso del co-sleeping, ognuno faccia un po’ quel che gli pare…

martedì 27 novembre 2012

Ho letto: Cose che mio marito non sa di me



Ci sono dei libri leggeri, ma nonostante questo frizzanti, spiritosi, intelligenti. E poi ci sono dei libri leggeri e stupidi.
Ecco, questo è uno. Si legge in fretta non perché ti avvinca alle pagine, ma proprio perché non c’è niente da leggere. Insulso. Banale. Scontato.
Il decantato colpo di scena finale lo si intuisce prima della metà. Il finale da vissero felici e contenti è la ciliegina sulla torta.
Per fortuna l’ho preso in biblioteca e non ho buttato via soldi per niente.

lunedì 26 novembre 2012

Santa pazienza



Il Manuale del Perfetto Genitore oggi propone il seguente quesito: quanto è giusto assecondare tutte le richieste dei propri figli nell’esatto e preciso momento in cui vengono formulate, onde evitare ai piccoli indelebili traumi psicologici da abbandono genitoriale? Quanto è giusto insegnare ai propri figli a portare pazienza? Dove sta il confine?

Esempio numero 1: CHECCO.
Checco ha la capacità di chiedermi qualcosa SEMPRE nel momento in cui sto facendo qualcos’altro, di solito qualcosa di urgente ed improrogabile. Tanto per dirne una, posso stare sicura che lui mi chiede il the mentre io sto cambiando il pannolino caccoso del Paio. Ora, non potendo lasciare il Paio col culetto per aria, gli dico “Checco, arrivo subito, aspetta che finisco qui”. Tempo 30 secondi e lui “Mamma, vorrei un po’ di the!”. Ma dico, non ha sentito? Stai così morendo di sete da non poter aspettare un minuto? Forse ti sto facendo crescere con la ferita di una madre che non ti capisce? Che non ti ama? Forse da grande penserai che tua madre preferiva tuo fratello a te? Forse per questo maturerai istinti omicidi nei confronti di tuo fratello?

Esempio n. 2: PAIO.
Paio è in una fase di Mammite acuta, vuole sempre e solo la mamma. Il che significa che non posso neanche andare in bagno senza sentire urla disperate provenire dal salotto, al ritornello di Vojo mama!!!!!!! Il che significa che se vedete per strada una coi capelli in disordine, una borsa gonfia di roba su una spalla e sull’altra una cozza di 10 chili coi riccioli biondo svedese, ecco, quella sono io col Paio. Perché il Paio vuole sempre stare in braccio alla mamma. “Su, su”, mi supplica con le braccine in alto. Certo, da un lato anch’io ho tanta voglia di tenermelo vicino, di coccolarmelo, del resto è il mio cucciolotto e gli voglio un bene dell’anima. Ma ho anche diritto ai miei spazi, avrò anche diritto a fare pipì! Senza contare che ha 20 mesi, non due, e che la mia schiena sta subendo dei seri danni. Piccola stella, se una volta ogni tanto non ti prendo in braccio e ti faccio camminare ne risentirà della tua personalità? Avrai nel subconscio il trauma di una madre insensibile che non ti dava l’affetto che le chiedevi? Avrai problemi nel relazionarti agli altri e diventerai sociopatico e pericoloso?

Esempio n. 3: ancora CHECCO.
Oltre ad essere la mamma di Checco e Paio, io sono la moglie di MaschioAlfa. Anzi, sono moglie, prima che mamma (in ordine cronologico). Può succedere che marito e moglie abbiano il desiderio di parlare tra di loro, o no? Allora, perché se io e tuo padre stiamo dialogando tu, Checco, amore di mamma, senti il bisogno impellente di raccontarmi proprio in quel momento di quando eri piccolo e sei salito sulla petroliera e hai incontrato Saetta MacQueen? Non puoi aspettare un secondo? In fin dei conti siamo stati insieme tutto il pomeriggio, mentre tuo padre è appena tornato a casa. Non mi sembra di chiederti molto. Forse crescerai con la ferita di una madre che non ti ascoltava? Che non ti amava? Forse ti rifugerai nella tossicodipendenza perché la tua scriteriata mamma qualche volta parlava con suo marito invece che con te?

E soprattutto, perché mi sembra di sbagliare in qualunque modo mi comporti?

venerdì 23 novembre 2012

Piccolo scassamarroni cresce



“Checco, che bella questa cosa che hai fatto con le costruzioni? E’ una nave?”
“NO, è una petroliera”
“Ah, capisco, e adesso cosa succede, si scontra con un peschereccio? (La gabbianella e il gatto, ndr. Te possino)
“NO, va addosso a un muro. Lo sai mamma, il petrolio è un fango”
“Veramente, amore, il petrolio sarebbe proprio un olio”
“NO, è un fango, e il fango è una terra”
“Checco vuoi fare merenda? Ti faccio pane e marmellata?”
“NO, voglio un kinder”
“I kinder sono finiti. Vuoi pane e nutella?”
“NO, voglio il the con i biscotti”.
“Vuoi le gocciole?”
“NO, voglio i biscotti del Mulino. Mamma, ma il miele è una marmellata?”
“No, amore, il miele assomiglia una marmellata, ma è un’altra cosa”.
“NO, il miele è una marmellata di arance”
“Ah, ok. Lo sai Checco che sabato viene qui Angelica con gli zii a mangiare la pizza con noi, ma solo se Angelica guarisce perché è un po’ ammalata”
“NO, Angelica non guarisce mai più. Se Angelica guarisce NON viene mai più a mangiare la pizza”.
“Checco, ti ricordi, vero, che se cominci a fare la cacca nel water Babbo Natale ti porterà una bella bicicletta nuova?”
“NO, se faccio la cacca nel water Babbo Natale NON mi porta la bicicletta. La cacca nel water la faccio domani, quando nevica”.
“Ah, va bene. Checco devi fare pipì?”
“NO GRAZIE”

mercoledì 21 novembre 2012

Il Giorno del Giudizio



Allora, fra un mese finisce il mondo, lo sapete, vero?
Come lo vogliamo passare questo ultimo mese di esistenza? Io alcune idee ce le avrei:

  1. vorrei rivedere una mia ex amica, diventata ex perché più o meno dieci anni fa si è laureata e non me l’ha detto, e voglio chiederle perché cazzo non me l’ha detto.
  2. vorrei eliminare dalla lista di amici di facebook alcune persone che mi stanno proprio sulle palle scrivendo loro il perché non le voglio più come amici.
  3. vorrei passare il tempo esclusivamente con le persone che amo.
  4. non vorrei proprio lavorare.
  5. vorrei mangiare pizza ogni sera e bere tanta tanta coca cola senza sentirmi in colpa.
  6. vorrei portare i miei figli a New York.
  7. vorrei imparare a scaricare film e serie tv da internet.
  8. vorrei comprarmi un abito di uno stilista famoso, preferibilmente Armani.
  9. vorrei, e non me ne voglia MaschioAlfa, un appuntamento galante con George Clooney.
  10. vorrei rileggere Il Signore degli anelli.
  11. vorrei rivedere insieme a mio marito tutta la serie di Lost, una puntata dietro l’altra, stravaccati sul divano e mangiando schifezze.
  12. vorrei passare l’ultimo giorno, proprio l’ultimissimo, il 21 dicembre, a Venezia, con tutta la mia famiglia e mangiare gli spaghetti alla Busara all’Ostaria al Bacco.

Ovviamente arriverà il 21 dicembre, non succederà una beata minchia ed io, comunque, non avrò fatto nessuna delle cose sulla lista.
Ma ogni tanto è bello anche volare con la fantasia.

lunedì 19 novembre 2012

Animali sociali



La vita sociale della famiglia Piselloni è paragonabile a quella di un monaco tibetano. Anzi no, peggio, perché i monaci tibetani vivono in comunità e, anche se meditano, meditano insieme.
In genere il sabato sera lo si passa a casa, ci ordiniamo una pizza, si cena a pizza, coca cola e un dolce preparato all’uopo dalla sottoscritta con l’aiuto di Checco, alle 21.00 in bambini si ritirano nei loro appartamenti e gli adulti si rilassano sul divano davanti al loro serial del momento, The mentalist (conoscete?).
Qualche volta ci incontriamo con i soliti amici, quelli storici, alcuni con figli, altri senza, a cena fuori neanche a parlarne, a meno di non sbolognare la prole ai nonni.
Sento molto la mancanza di quei sabati in cui invitavamo qualcuno a cena e mi scervellavo affinché la serata fosse perfetta, dalla preparazione della tavola, alle pietanze servite, dalla decorazione dei piatti alle candele accese. E solitamente queste serate erano davvero un successo, lavoravo come una pazza, ma ne valeva la pena.
Sabato scorso, però, abbiamo voluto fare un esperimento. Il titolo di tale esperimento era: è possibile per una coppia con due figli piccoli non propriamente tranquilli invitare a cena una coppia senza figli?
Posso serenamente dire che la risposta è SI’!!!
Oddio, tralasciamo il fatto che MaschioAlfa fosse reduce dalla Mani piedi bocca, presa da Checco, e quindi un tantino acciaccato.
Tralasciamo il fatto che ho dovuto preparare la tavola all’ultimissimo momento perché i calici del servizio buono erano un gioco troppo allettante per Paio.
Tralasciamo il fatto che entrambi i bambini abbiano deciso di svuotare i loro piccoli intestini nell’istante stesso in cui gli amici mantovani parcheggiavano.
Tralasciamo il fatto che Paio, dal momento in cui gli amici mantovani sono entrati in casa, mi si è abbarbicato addosso e non è mai voluto scendere fino all’ora di andare a letto.
Tralasciamo il fatto che si è cenato con sottofondo di “La gabbianella e il gatto”.
Tralasciamo i piccoli capricci che, comunque, ci possono anche stare.
Tutto sommato le nostre piccole pesti si sono comportate in modo encomiabile, sia durante il giorno, permettendomi di dedicarmi al riassetto della casa e alla cucina, sia durante la cena. Alle 21.15 pigiamino, un saluto agli ospiti e migrazione in cameretta. Dopo cinque minuti dormivano entrambi. La serata ha preso così un’altra piega, quella di quattro adulti che conversano, bevono vino e intingono biscottini nel caffè.
Esperimento riuscito, e da rifare!

venerdì 16 novembre 2012

Poche idee ma confuse



Ore 2.37.
Piccolo, Checco, aveva fatto un brutto sogno. Per fortuna si è addormentato subito. Adesso torno a dormire anch’io che domani mi aspetta una giornataccia al lavoro. Che bello, adesso che di notte non si sveglia nessuno dei due, mi faccio di quelle dormite! Stanno crescendo, i miei bambini, che sollievo essersi lasciati alle spalle pappe, omogeneizzati, biberon, latte in polvere, bavagliette, tutine, sdraiette, sonaglini, box, colichette, dentini. E poi mangiano da soli, di tutto, giocano in autonomia, guardano la televisione, si fanno compagnia a vicenda. Ho più tempo per me, riesco a cucinare e pulire anche se sono con loro. E poi parliamo, e loro mi ascoltano, e capiscono!
Certo che i neonati però sono tanto belli, piccoli, teneri, ti guardano con quegli occhioni, e con la manina minuscola ti stringono il dito. Che nostalgia…
In fin dei conti non era male alzarsi la notte, portare il mio cucciolo in salotto e dargli il latte, solo io e lui, in penombra, nel silenzio della notte, quel profumo di biscotti, il calore delle sue manine. Poi va beh, in entrambi i casi era quasi estate, fosse stato in pieno inverno magari sarebbe stato diverso, e si riaddormentavano subito, e non facevano la cacca di notte. Poi però rigurgitavano…Porca miseria che schifo l’odore dei rigurgiti dei neonati, tipo ricotta scaduta da due anni. No no, quello non mi manca.
Ma i vestitini minuscoli, gli store Iobimbo, i pannolini taglia 1… Possibile che sia tutto archiviato? Che sia una porta chiusa a doppia mandata?
Poi, lo ammetto, avrei davvero voglia di avere una bambina, e vestirla di rosa, e farle le codine, e parlarle di rossetti, di assorbenti, di cerette, di Grey’s Anatomy e di quanto è bello il dottor Sloan, e portarla a fare shopping, e avere un’altra donna in casa con cui chiacchierare come solo le donne chiacchierano. E che adorerebbe il suo papà, MaschioAlfa ne sarebbe folgorato. Ma comunque potrebbe anche arrivare il terzo maschio, sai che roba, io non è che proprio lo vorrei, un terzo maschio. Certo che i maschi sono fantastici, schietti, diretti, senza compromessi. E sono troppo simpatici!
E se poi magari nasce femmina ma con qualche problema? Siamo stati così fortunati con Checco e Paio, rischiare la sorte mi terrorizza. E l’età avanza, e i rischi aumentano. Ho letto un sacco di blog di mamme che hanno figli che non stanno bene, c’era quella che ha una bambina down e l’ha scoperto quando è nata, perché aveva gli occhietti un po’ strani. Ma cosa farei se succedesse a noi? Sarei pronta? No, non credo. O magari sì, boh. Anche se comunque è solo un’eventualità remota, poi invece nasce sana, una bellissima bambina sana. O un bambino sano. No, maschio n. 3 ho detto di no.
Va bene che riciclerei ancora i vestiti. Ma poi dai, dove cazzo lo metto un altro bambino, la casa è quella che è, le camere sono solo due. Se fosse femmina poi, sarebbe un problema davvero. E la macchina? Abbiamo una station wagon, ma tre seggiolini ci stanno? Beh, magari sì… E poi magari fra cinque anni vinciamo la lotteria e ci facciamo un villone con una stanza per ogni figlio più stanza extra per il giocattoli.
Effettivamente anche il discorso soldi non va sottovalutato. Tre figli sono sempre tre persone da vestire, da nutrire, da mandare a scuola, da iscrivere all’università, e poi vogliono il motorino, e la wii, e le scarpe firmate. Ma sai che bello, tutti e cinque a tavola, a raccontarci la nostra giornata.
Sì, e poi tre figli chi me li tiene? Già con due spesso è un casino, figuriamoci tre. E le nonne adesso sono giovani e stanno bene, ma domani? E una babysitter se li tiene tre pesti contemporaneamente? Sì, magari con un piccolo sovrapprezzo… Beh, ma in fin dei conti poi crescono, e stanno anche da soli, e vanno a casa degli amici, e a calcio, no calcio no, per carità, a basket, o al corso di chitarra, e così io ho un po’ di tempo per me. Già, però chi è che li scarrozza a basket e al corso di chitarra? Tre figli da portare di qua e di là a mo’ di taxi.
Va bene, adesso dormo che domani devo lavorare. Ma se facessi un altro figlio starei a casa un altro po’. Sì, ma forse adesso cambio lavoro, non sarebbe tanto carino mettermi subito in maternità. Beh, subito no, comunque sarebbe tra un paio d’anni.
Sì, ecco, tra un paio d’anni, non devo decidere adesso, nemmeno domani. Anzi, adesso devo proprio dormire. A cosa posso pensare. A Belen? No, Belen è incinta, cazzo. Pensiamo a Obama, sì, Obama, che bello che ha vinto Obama.

martedì 13 novembre 2012

Pagarla cara



Sabato sera, per festeggiare i 18 anni di “fidanzamento”, i coniugi Piselloni si sono concessi una serata tutta per loro in questo fantastico ristorantino che, se passate da queste parti, vi consiglio di provare. Chi ha figli in età prescolare capirà bene quale lusso sia una cena TRANQUILLA, senza bicchieri di succo rovesciati, bocconi di pane scagliati a terra, Checco mangia, Paio stai fermo, e mamma di qua e mamma di là. Se poi la cena la prepara qualcun altro e per di più è sublime, beh…il paradiso potrebbe somigliare proprio a questo.
C’è di più. Sabato notte entrambi i pupi hanno dormito a casa dai nonni, Checco da quelli paterni, Paio da quelli materni. I coniugi Piselloni hanno così potuto godere non tanto di una notte senza risvegli, che quella per fortuna già l’hanno conquistata, quanto di una domenica mattina in cui nessuno li ha buttati giù dal letto prima della 9. Chi ha figli in età prescolare capirà bene quale lusso sia poltrire a letto la domenica mattina e fare colazione senza Rai Yoyo.
Ma c’è dell’altro. Sabato mattina Paio aveva un po’ di febbre. Visto che poi nel corso della giornata la febbre era scesa e Paio era tornato il solito adorabile rompipalle, gli scellerati coniugi Piselloni hanno fatto la furbata di tacere ai nonni l’indisposizione del nipotino e, all’ora di cena, gliel’hanno consegnato fornito di pigiama e lettino da campeggio, pronti a godersi l’agognata serata a due.

Qualcuno dall’alto deve aver notato l’accaduto e deve aver pensato che due genitori che se ne vanno a cena fuori mentre il loro pargolo è ammalato si meritano una esemplare lezione.
Essendo domenica, e non potendo segnalare la cosa ai servizi sociali comunali, quel qualcuno ha pensato di intraprendere altre e più sottili vie per punire i genitori degeneri.
Innanzitutto ci ha regalato un Paio non più febbricitante ma affetto da un brutto mal di gola. Essendo un bambino e, soprattutto, essendo un bambino pisello-dotato, ha affrontato lo stato di malattia con un umore che più nero non si poteva. No pappa, no acqua, no latte, no tachipirina, solo mamma e ciuccio, tutto il santo giorno.
Come se non bastasse ha pensato bene di scaraventare sul vicentino litri e litri di pioggia che, oltre ad aver provocato seri danni in alcune zone (e su questo, ovviamente, non ironizzo), hanno impedito a Checco, al figlio indenne, di uscire anche solo per quattro calci al pallone, relegandolo in casa tutto il santo giorno, con contorno di capricci e isterismi.
E poi…il fuoco nel camino che non si decide a partire, il dvd di Cars che si blocca ogni due per tre, il budino che si attacca alla pentola, Checco che, addormentatosi sul divano, in preda probabilmente ad un brutto sogno si fa la pipì addosso bagnando mutande, pantaloni, canottiera, e felpa, nonché il divano stesso.
Della serie, thank you God it’s Monday…
Dopo un lunedì relativamente tranquillo, guarito il Paio, questa mattina Checco si è svegliato con 38.6 di febbre e “male alla bocca”, come dice lui, vittima, probabilmente, dello stesso virus del fratello. In mattinata la febbre è salita a 39.6, cosa, questa, riferitami da mia madre in quanto, poiché errare è umano, ma perseverare diabolico, stamattina la mamma ha lasciato il povero bambino alla nonna per andare a lavorare.
Domani sera la stessa degenere mamma avrebbe un appuntamento con una sua amica. Cosa potrebbe succedere se deciderà di non rinunciarci ed andare lo stesso?

lunedì 12 novembre 2012

18



Eravamo stati al cinema a vedere “Il mostro” di Benigni. Avevamo fatto una passeggiata, di là della passerella, al Parco dello Sport. Il desiderio e la paura facevano a botte nei nostri stomachi.
Ad un certo punto dicesti: “Ma io e te siamo come P e L?” (una coppia di amici che stava insieme).
Ed io “NO”.
E tu, con un fil di voce, giocandoti l’ultima carta con tutta la forza d’animo che avevi: “Perché?”
“Perché non abbiamo mai definito niente”
“Allora definiamo?”
“Va bene”.

18 anni.
216 mesi.
6575 giorni.
Siamo diventati maggiorenni.
Ed io ti amo, adesso come 18 anni fa.

Ti amo nonostante il tuo carattere a volte di merda, i tuoi scatti d’ira, i guai a chi mi tocca.
Ti amo nonostante le tue giornate buie, gli abissi in cui ti chiudi, le mille paranoie.
Ti amo nonostante l’anno in cui mi hai lasciata per stare da solo, alla ricerca di te stesso, e nonostante tutte le lacrime che ho versato per te.
Ti amo nonostante i peli della barba sul lavandino, i tuoi fazzoletti ovunque, la pila dei tuoi vestiti sopra l’asse da stiro, le domeniche che devi correggere i compiti.

Ti amo perché cambi le lampadine, attacchi i chiodi, monti i mobili ikea, aggiusti le cose, risolvi i problemi.
Ti amo perché passi l’aspirapolvere e passi lo straccio, butti la spazzatura, prepari la colazione al mattino, vai a fare la spesa.
Ti amo perché non vuoi che ti stiri i pigiami, perché non ti lamenti della polvere che si accumula, perché ti piace quello che cucino.
Ti amo perché ami il tuo lavoro, e i tuoi ragazzi, e per come ti brillano gli occhi quando parli di poesia.
Ti amo perché non sei mai banale, perché non parli a vanvera, perché hai una cultura infinita.
Ti amo perché quando sorridi mi sciolgo.
Ti amo perché ti desidero.
Ti amo perché basta guardarci per capirci, perché mi conosci davvero, perché mi leggi dentro.
Ti amo perché mi fai ridere.
Ti amo per come mi ami, sinceramente, profondamente, gratuitamente.
Ti amo per i meravigliosi bambini che abbiamo messo al mondo, io e te, e ti amo perché sei un papà fantastico.
Ti amo perché tra le tue braccia c’è un posto fatto apposta per me, e il tuo profumo è il profumo di noi.
Ti amo perché sei la mia casa.

venerdì 9 novembre 2012

Habemus cameretta


Ieri è finalmente arrivata a destinazione la cameretta dei pupi. Mancano ancora le tende, i quadri ed, ovviamente tutti i giocattoli che dal salotto traslocheranno finalmente dove sarebbe buono e giusto che stessero.
Stanotte Checco ha voluto a tutti i costi dormire sul letto in alto. Si muove poco, nel sonno, quindi eravamo tranquilli. Paio per il momento si tiene il lettino con le sbarre, visto il ballo di San Vito che lo prende tutte le notti.
Il problema resta quando Cip e Ciop vogliono andare a giocare sul letto, ovviamente quello sopra, ma fregandosene altamente della legge di gravità. Ieri per questo sono volati urli animali (non loro, miei, per evitare che cadessero ed invitarli "dolcemente" a scendere).
Ne vedremo delle belle.

mercoledì 7 novembre 2012

Ho letto: Rosa Candida



E’ un libro di una dolcezza e di una tenerezza uniche. Duecento pagine che, pur senza colpi di scena e trame al cardiopalma, scorrono tra le dita senza accorgersene. Un viaggio bellissimo quello del ventiduenne protagonista, che lascia l’Islanda per occuparsi del roseto di un monastero del nordeuropa. Un viaggio fisico, ma anche un viaggio dentro di sé, per tenere vivo il ricordo della mamma morta prematuramente e riscoprire il rapporto con la sua bambina di pochi mesi.
E’ una storia che scalda il cuore, veramente.

martedì 6 novembre 2012

Il parco macchine del Paio



“Eta è Nono!”
“No, amore, questa non è la macchina del nonno, la macchina del nonno è a casa”.
“Feai!”

Elementare, le automobili si dividono in due categorie: le macchine del nonno, e le Ferrari. Tutto il resto è noia. Al limite può esserci un “eta è nona”, in presenza di un’autovettura bianca.

Poi c’è, ovviamente Upa (=la ruspa) e AAAAHAAAAAAAH (=il camion dei pompieri).

In questi giorni ha fatto la sua gloriosa comparsa un altro veicolo: Titin, alias…ma sì, è facile, Saetta McQueen!
Titin appare ad ogni ora del giorno, ma prevalentemente al mattino, quando il Paio, ancora con gli occhi chiusi e le pieghe del cuscino sulla faccia reclama ATE (mamma, muoviti a farmi il biberon di latte che muoio di fame) e TITIN (mettimi su il dvd di Cars che sono già 9 ore che non lo guardo).

lunedì 5 novembre 2012

Fenomenologia del ponte



Se applichiamo la seguente legge matematica, altrimenti detta Legge di Murphy:


Per cui
a= lunghezza del ponte
n= previsioni meteo
k= stato di salute della famiglia

Se ne deduce che:

  1. Se hai fatto dei progetti a uno dei tuoi figli viene l’otite o qualche altra malattia tropicale.
  2. Se tuo figlio piccolo, quello che si sveglia in genere prima della sei, per qualche oscura ragione durante il ponte dorme fin oltre le sette, l’altro, quello grande, quello che in teoria dormirebbe un po’ di più, durante il ponte si sveglia alle 5.30 per il male all’orecchio.
  3. Se, per motivi che solo a Nostro Signore è dato conoscere, entrambi i figli ieri hanno dormito fino alle 7.30 (!!!!!!!!!!) la Mamma era sveglia dalle 5 incapace di prendere sonno di nuovo.
  4. Se sabato pomeriggio alla fiera del tuo paese c’è la “giornata del bambino” per cui un giro in giostra costa la metà, se quel giorno tuo figlio con l’otite l’otite non ce l’ha più, quel giorno piove.

Tuttavia, visto che anche la matematica, in fondo, è un opinione, si può definire il ponte appena passato come uno dei meglio riusciti dell’anno.
Tra l’altro, inaspettatamente, si è verificato il seguente fenomeno, dovuto, io credo, all’avvicinarsi della fine del mondo (21 dicembre, ricordo):

Tuo marito che, all’ikea, viene preso da un raptus di shopping compulsivo e, di sua iniziativa, decide di comprare:
  • Tavolo nuovo della cucina
  • Sedie nuove della cucina
  • Sedie pieghevoli per gli ospiti
  • Mobile nuovo per il bagno
 ecco, NON HA PREZZO.

p.s.: l’immagine sopra è tratta dal web. Ovviamente non ho assolutamente idea di cosa quella formula matematica voglia dimostrare.