Per
citare il titolo di un famosissimo blog io ero una brava mamma priva di avere
figli. Oh, ero una bravissima mamma prima di avere figli.
Sciorinavo
sentenze su quello che avrei o non avrei fatto una volta diventata mamma.
Non
mi arrabbierò. (Lasciamo perdere, va)
Non
urlerò. (Come sopra)
I
miei figli potranno sporcarsi liberamente (più o meno).
I
miei figli non dormiranno MAI nel lettone con noi.
Ecco,
quest’ultimo punto merita una piccola riflessione.
Prima
di diventare mamma ero una accanita sostenitrice del NO al co-sleeping. I
bambini devono imparare a dormire da soli, i genitori hanno bisogno dei loro
spazi e bla bla bla.
Con
Checco le cose all’inizio sono andate secondo copione. Dormiva in camera con
noi, ma nella sua culla, si faceva tutta la notte senza risvegli, verso le
5.30-6 apriva gli occhi, io lo prendevo, me lo mettevo vicino, gli davo il
ciuccio e lui si riaddormentava per almeno un’altra oretta. Perfetto, direi.
Poi,
quando aveva 6 mesi, siamo stati a trovare un nostro amico a Madrid. Non
potendo portarci il lettino da campeggio, non avendo il nostro amico nessun
lettino a disposizione, che si fa?
Va bene, dai, Checco dormirà in mezzo a noi,
tanto che saranno mai tre notti?
Appunto.
Quelle tre notti sono state la fine. Una volta tornati a casa Checco, e
chiamalo scemo, ha preteso il lettone. Si addormentava, lo mettevamo nel suo
lettino, lui dormiva pacifico fino alle 2, più o meno, quando si svegliava e
piangeva. Siccome si era in pieno
inverno e non è che ci garbasse molto l’idea di passare le ore notturne in
piedi davanti alle sbarre di un lettino, se vedevamo che non si riaddormentava
subito (cosa che succedeva nell’1% delle volte), lo prendevamo e lo mettevamo
in mezzo a noi. Giusto o no, onestamente non ci importava una cippa, visto che
in questo modo dormivamo beatamente tutti e tre.
Più
passava il tempo, però, più le cose diventavano difficili. Un po’ perché Checco
cresceva, e le sue gambe e le sue braccia si allungavano, ed un po’ perché nel
frattempo io ero rimasta incinta del Paio e quindi aveva cominciato a crescere
anche la mia pancia.
Nato
il Paio, passati i primi mesi di ambientamento, messi i bambini a dormire in
camera da soli, l’anno scorso, a settembre, abbiamo provato a mettere Checco
nel letto da “grandi”. I risvegli notturni sono continuati ma, almeno, appena
lo sentivo che mi chiamava, io mi alzavo, andavo da lui e mi infilavo sotto il
suo piumone e lì restavo finché non si riaddormentava. Piano piano, in questo
modo, ha cominciato a non svegliarsi più, e nel lettone ci viene solo in casi
eccezionali, tipo quando sta male.
Discorso
diverso per il Paio. A differenza di Checco, il Paio si è sempre svegliato
pochissimo, di notte, anzi, praticamente mai. Solo che a differenza di Checco
che, appena poggiata la testa tra mamma e papà si riaddormentava quasi
all’istante, il Paio quelle poche volte che si sveglia dopo fa una fatica
immane a riprendere sonno. Il co-sleeping col Paio è quindi sempre stato, ed è
tuttora, impresa alquanto ardua. Perché il Paio, se non riesce ad abbandonarsi
a Morfeo, si agita, si muove in continuazione, in pratica rompe le palle a
manetta.
Ogni
5 secondi deve cambiare posizione
1-2-3-4-5
Piede
infilato in bocca al papà e testa sullo sterno della mamma
1-2-3-4-5
Giro
di 180°. Calci sulla schiena della mamma.
1-2-3-4-5
Seduto
1-2-3-4-5
Testa
in faccia al papà
1-2-3-4-5
Giro
di 90°. Un piede in faccia al papà e uno in faccia al mamma
1-2-3-4-5
Seduto.
E
così via. Può andare avanti anche un’ora intera prima di crollare in coma. Ma capite
che in quest’ora nessuno dorme. E capite perché il Paio, nel lettone, ci viene
solo in casi eccezionali.
Tutta
questa pappardella per dire cosa?
Ah
sì, non so in realtà cosa penso del co-sleeping, ognuno faccia un po’ quel che
gli pare…