La mia vita con un po' troppo testosterone per casa...
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venerdì 3 maggio 2013

Aspetta



Ieri pomeriggio stavo giocando insieme ai bambini con i mattoncini di legno. Checco voleva che gli costruissi un casa ed io stavo mettendo diligentemente i pezzi uno sopra l’altro. Lui però pretendeva di anticipare le mie mosse e mettere il tetto quando ancora io non avevo finito la base. “Aspetta un attimo, Checco!”, sbotto ad un certo punto.

E lui: “Aspetta, aspetta, tu dici sempre aspetta”.

Gelo totale. Avete presente una pugnalata in pieno petto? Ecco, penso faccia meno male di questa frase che è uscita dalla bocca di mio figlio di nemmeno quattro anni.
All’istante i miei occhi si sono riempiti di lacrimoni, l’ho abbracciato e gli ho chiesto scusa.
Ma porca misera se aveva ragione. E che merda mi sono sentita.
Quanti aspetta gli ho detto in questi anni… 

Aspetta, devo cucinare. Aspetta, sento che dice questo in televisione. Aspetta, leggo questa pagina e arrivo. Aspetta, mi sto vestendo. Aspetta, sto parlando. 

Certo, in più di qualche occasione il mio “Aspetta” era giustificato. Certo i bambini devono imparare anche a portare pazienza, ad attendere il proprio turno, a lasciare spazio anche agli altri.
Ma molte altre volte, mi rendo conto, il mio “Aspetta” era più frutto di mancanza di voglia, di stanchezza, di indisponenza. Perché se mi sono appena seduta sul divano e mio figlio mi chiede un bicchiere di succo è logico che non ho nessuna voglia di alzarmi, prendere il bicchiere dalla dispensa e il succo dal frigo. Ma lui ha sete, che colpa ne ha, e il mio aspetta gli risulta incomprensibile.
Con questo non voglio autoaccusarmi di essere poco presente con i miei bambini. Ma sicuramente, e adesso sì mi accuso, spesso sono talmente presa dalle mille cose da fare, dai mille pensieri, dalle mille incombenze che l’aspetta mi esce così, senza che me ne renda conto, senza aver compreso veramente se la richiesta che mi viene fatta sia improrogabile o meno. Ed ho volutamente usato il termine “improrogabile”, non “importante”, perché dal loro punto di vista, quello dei bambini, è ovvio che la loro richiesta sia SEMPRE importante.
Ed è questo quindi quello che mi impegno a fare, soprattutto adesso che si avvicina l’estate ed avrò più tempo per stare con i miei figli. 

Dire “aspetta” il meno possibile, solo quando è necessario, e solo spiegando il perché devono aspettare.

Perché il tempo dedicato a loro è sempre prezioso, perché stanno crescendo in fretta, perché arriverà in un attimo il momento in cui io li chiamerò e loro mi diranno “Aspetta, sto finendo la partita”.

4 commenti:

  1. Ecco ...tasto dolente ... e anche i miei occhi si son riempiti di lacrime....

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  2. Hai ragione, il tempo per i nostri cuccioli dovremmo sempre cercare di trovarlo, anche se è tanto, tanto difficile.

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  3. come hai ragione, anch'io a volte dico degli "aspetta" che potrei evitare

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